La Campania punta sulla Tecnologia, Software e Nasi Elettronici per cercare tartufi

Si intensifica l’attività di ricerca sul tartufo campano sviluppata dall’Osservatorio dell’Appennino Meridionale in sinergia con l’Assessorato all’Agricoltura della Regione Campania.

Da nove anni l’Osservatorio è impegnato nella valorizzazione del Tartufo campano. In questa sede presentiamo due progetti diversi fra loro ma entrambi incentrati sulla gestione e valorizzazione del comparto tartuficolo. La prima attività consiste nella realizzazione di un Software gestionale del comparto dei funghi e dei tartufi, uno strumento che consente di razionalizzare il settore, importante per la Regione e per tutto il mondo interessato a questi prodotti del bosco – afferma la professoressa Mariagiovanna Riitano, Presidente dell’Osservatorio dell’Appennino Meridionale –. Un progetto ambizioso, che consentirà di ottenere dati analitici da confrontare, anche pregressi. Siamo oggi impegnati nella fase di divulgazione del Software rivolta ai raccoglitori di funghi e tartufi, i primi diretti interessati. Presentiamo, inoltre, un progetto che segna un ulteriore passo avanti nello studio del profilo sensoriale del tartufo. Si tratta di una sperimentazione effettuata dal prof. Alessandro Genovese della Facoltà di Agraria dell’Università di Napoli “Federico II”, che ha studiato l’aroma di due tartufi campani Tuber Mesentericum o Tartufo nero di Bagnoli e del Tuber Borchii o Bianchetto, utilizzando il naso elettronico, strumento che emula l’olfatto umano”.

Alessandro Genovese, docente di Agraria dell’Università di Napoli “Federico II”, intervenuto  a proposito del profilo aromatico dei tartufi ha dichiarato quanto segue:

Il naso elettronico è una strumentazione che cerca di emulare l’olfatto umano. Si tratta di un metodo molto rapido nel primo screening, per verificare se i tartufi della Campania presentano caratteristiche aromatiche differenti. Per conoscere, invece, quali sono le molecole che determinano le differenze sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo, abbiamo applicato una tecnica molto più complessa che è quella della gascromatografia“.

Fonte:ildenaro.it