Quando Donald Trump attento al commercio dei tartufi

È passata meno di una settimana  dall’attentato a Donald Trump, da cui fortunosamente, almeno lui, è riuscito a scampare. L’immagine di lui ferito ad un orecchio,  con il braccio al cielo mentre viene scortato nell’auto blindata rimarrà impressa nella storia. Quanto meno, più a lungo di quanto si ha oggi memoria del passato che lega l’ex presidente degli stati uniti con il mondo del tartufo.

Correva l’anno 1994  quando , Massimo Vidoni, alias “Truffle Man”, commerciante di tartufi pordenonese volato oltre oceano in cerca di successo, incrocio la sua strada con quella del tycoon, a raccontarlo fu lui stesso in un intervista nel 2016 al quotidiano ” Messaggero Veneto”

«Nelle occasioni in cui ci siamo parlati è sempre stato gentilissimo ed educato, un uomo super energetico, che pensa in positivo. E non solo in grande, di più». Una volta gli chiese di acquistare un appartamento alla Trump Tower, dove il prezzo medio è di qualche milione di dollari. «Mi chiese perché non compravo un appartamento dei suoi – ricorda divertito – e quando gli risposi che non ero così ricco, mi lasciò di stucco dicendomi sorridendo “Ehi, you are four billion dollars richer than me” perché per comprare il Trump Plaza si era indebitato di quattro miliardi di dollari».

 

L’anno successivo  fu il turno di Marla Maples, seconda moglie di Donald Trump, in visita a sorpresa a Sant’Anatolia di Narco. In particolare, la Maples ha visitò l’Accademia del Tartufo. E proprio il tartufo è stato protagonista della cena di gala, organizzata dal vicepresidente di Confindustria Tullio Camiglieri. Presente, oltre alla famiglia Urbani, anche il sindaco di Scheggino Paolo Agabiti Urbani.

Ed è proprio nel Marzo di quello stesso anno che la coldiretti  lancio l’allarme che fece tremare le vene ai polsi di molti commercianti di tartufi.

Trump: Coldiretti, da tartufi a san marzano in black list, 250 milioni

Nella black list di 90 prodotti che rischiano di essere colpiti dai super dazi statunitensi ci sono anche i tartufi freschi o refrigerati

Ne scaturì  un caso internazionale in cui i rappresentanti di Acqualagna si resero  diretti antagonisti dell’allora inquilino della Casa Bianca. Per farvi capire meglio la portata di ciò di cui stiamo  parlando è il caso di riportare alcune delle parti più salienti di quanto pubblicato dall’ ANSA

Tartufo, Acqualagna sfida Trump, embargo

l Comune di Acqualagna (Pesaro Urbino), patria del tartufo, sfida il presidente Usa Donald Trump che ha deciso di uscire dall’accordo di Parigi sul clima.

Con l’uscita dall’accordo di Parigi Trump ha fatto sapere di non voler rispettare l’impegno a ridurre le emissioni inquinanti che provocano i cambiamenti climatici e che mettano a serio pericolo la gestione del patrimonio forestale e, di conseguenza, la produzione del tartufo che non riesce a svilupparsi nel periodo di maggiore accrescimento. Per questo chiederò ai commercianti di Acqualagna, che sono i maggiori esportatori di tartufo negli Usa, di interrompere la vendita. Trump non potrà più mangiare tartufo”.

“La crescita e la proliferazione del tartufo – dice il sindaco Andrea Pierotti – sono strettamente legate al clima e negli ultimi anni la situazione è andata peggiorando.