Tuber Indicum: il “virus” cinese dei tartufi italiani

Tuber Indicum: il “virus” cinese dei tartufi italiani

Tuber Indicum: il “virus” cinese dei tartufi italiani -Riportiamo integralmente quanto pubblicato dalla Vesa Marche ( Sicurezza alimentare e veterinaria)  che oltre alle caratteristiche sottolinea gli aspetti di rischio ambientali ed economici che questo tartufo può rappresentare, sopratutto alla luce delle nuove disposizioni del disegno di legge che ne consentirebbe l’impiego nelle salse e anche la coltivazione sul nostro territorio

Le importazioni fraudolente di Tuber indicum verso il nostro territorio nazionale, oltre al danno economico alla produzione italiana di tartufi pregiati ed alla frode commerciale perché vengono venduti per melanosporum (rapporto medio di prezzo tra Tuber indicum e Tuber melanosporum 1:10/ 1:15), potrebbero essere causa di danni ben più gravi se si pensa al potenziale danno biologico.

In effetti nessuno può prevedere, al momento, cosa potrebbe succedere se, inavvertitamente o peggio ancora dolosamente, alcuni vivaisti si mettessero a micorizzare piantine per la tartuficoltura con Tuber melanosporum mescolato con carpofori di Tuber indicum. Nella storia del nostro pianeta non mancano certo esempi clamorosi di spettacolari ed altrettanto dannose esplosioni di specie esotiche che colonizzano in modo infestante i territori di importazione.

                                  Tuber indicum Cooke e Massee 1892
                                   (Tartufo cinese o tartufo rosso cinese)

 

Carpofori: ipogei, da 2 a 6 cm di diametro, da globosi ad ellissoidali, a volte con piccola depressione basale. Aspetto finemente verrucoso e consistenza elastica.

Peridio: di colore bruno nero o nero grigiastro a seconda del grado di maturazione, aderente alla gleba. E’ costituito da verruche piramidali relativamente basse a 4-6 facce, con la sommità rasata ed aspetto, viste allo stereo microscopio, quasi suberoso (forse a causa del trasporto o della pulizia con metodi abrasivi?). Le verruche, perlopiù tronche e schiacciate, che conferiscono ai carpofori un aspetto quasi liscio, sono percorse da solchi longitudinali.

Gleba: di colore beige grigio negli esemplari giovani, diventa nera in quelli maturi. In sezione è segnata da sottili venature biancastre nei carpofori immaturi che diventano violacee in quelli maturi e se esposte all’aria. Le vene sterili sono corte ed anastomizzate, per cui possono essere seguite solo per brevi tratti.

Aroma: odore e sapore tenui ed insignificanti; a volte odore penetrante effimero, quasi sgradevole, forse per le conseguenze del lungo trasporto in ambienti asfittici.

Microscopia: spore di forma sub-sferica o ellissoidale di colore dal giallo oro al marrone molto scuro quasi nero, sono del tipo aculeate. Gli aculei sono di norma ricurvi e saldati alla base perciò che la distribuzione degli stessi sull’episporio appare (al microscopio ottico) rada ed irregolare. In ogni asco sono contenute da 2 a 4 spore, ma più frequentemente 4. Dimensioni delle spore: 25-32 x 17-21 micron, Q = 1,3-1,6.

Habitat: la maggior parte dei tartufi cinesi provengono dalle provincie cinesi di Yunnan (circa 50%), Sichuan (circa 30%) e dal Tibet (circa 10%) e fruttificano su terreni calcarei ricchi di sostanza organica con ph da 5,5 a 8,5. Vive a quote comprese fra m 1500 e 2500 s.l.m. in terreni assolati ed a forte pendenza. Le piante simbionti più comuni sono Quercus incana, Pinus armandi e Pinus yunnanensis, sotto le quali formano le aree bruciate. Periodo di maturazione da ottobre a marzo: la raccolta è fatta con la zappa.

Commestibilità: commestibile mediocre. 

specie non commercializzabile in Italia.

Confusioni: Tuber indicum è confondibile, nell’aspetto macroscopico, con Tuber melanosporum con il quale si trova a volte mischiato sui mercati. Tuber indicum ha consistenza elastica ed odore quasi insignificante a differenza di Tuber melanosporum che ha consistenza friabile ed odore sublime. Solo l’esame delle spore al microscopio ottico, però, è affidabile per la distinzione delle due specie (ovviamente l’indagine molecolare sarebbe oltremodo probante). In sintesi  le spore di Tuber melanosporum sono più lungamente ellissoidali con le ornamentazioni ben distribuite per tutta la superficie della spora mentre quelle di Tuber indicum sono più rotondeggianti e con gli aculei raggruppati alla base e ricurvi all’apice con distribuzione irregolare sulla superficie della spora.