Racconti e Aneddoti al Bar tra vecchi e giovani Tartufai
Quadrupede e bipede, tutte le notti e passare e ripassare negli stessi posti in cui la sera prima non si è trovato nulla, “perché se non lo trovo io, lo trova quello che passa dopo di me”, racconta Agustin che nella vita ha fatto tanti mestieri, ma che da quando aveva 6 anni non ha mai smesso di fare il tartufaio.
“Fino a qualche anno fa la notte era sempre bianca di brina e di gelo” dice Augustin “talvolta era il cane a congelarsi, a piangere con le zampe intorpidite dal freddo e lo dovevo caricare in spalla fin davanti alla stufa per farlo riprendere. Una volta invece è capitato a me: mi sono addormentato in mezzo al bosco e quando mi sono svegliato non mi sentivo più le gambe; così per non morire congelato mi sono trascinato fino al letto di casa”
Oggi in tanti cercano e sempre meno trovano, “Il tartufo ha bisogno di pioggia e umidità; ha bisogno di freddo e neve. In questi anni abbiamo avuto caldo e siccità, così i raccolti sono sempre meno abbondanti. In questa stagione meno di un kg, quando all’inizio degli anni ‘90 la stessa quantità la facevo in una settimana, ma con prezzi molto più bassi”, ci dice ancor Augustin. E contare che il tartufaio a differenza del pescatore dichiara sempre meno di quello che ha trovato
I giovani si dedicano in maniera professionale e definitiva al tartufo. Spesso lo fanno per evoluzione del mestiere consegnato dai nonni ai nipoti, gli unici a cui svelare i luoghi in cui le probabilità di un ritrovamento aumentano. Si dividono così i turni di cerca e come in un’azienda, possono setacciare il loro territorio più volte in un giorno. Professionalizzano questo meccanismo facendo squadra, allargando le attività all’allevamento e addestramento dei cani, o al turismo, quando portano i visitatori nei boschi per vivere dal vivo la caccia al tartufo.
Fanno investimenti, comprano e cintano i terreni più pregiati per evitare che altri cercatori riescano a incontrare prima di loro il tubero; si fanno la guerra talvolta, con metodi non sempre leciti, per scoraggiare cercatori non abituali o sconfinamenti in terreni di proprietà. Se hai oltre 60 anni come Agustin ti muovi in tutte le direzioni con un girovagare che porta il contapassi ben oltre i 20.000 quando si rientra al caldo della propria stufa. Se ne hai 26 come Mirko Nogarotto invece usi l’auto, perlustrando territori più ampi per aumentare le probabilità di ritrovamenti, di bosco in bosco di campo in campo e a seconda della stagione anche al di fuori della regione.
“Nei giorni migliori i cani stanno fuori per 6-7 ore poi il loro naso si stanca e allora occorre tornare a casa e cambiarli con altri freschi” quasi fossero cani da slitta, continua Mirko “il cane migliore è sempre quello più lento e pauroso, più meticoloso a scovare i profumi. Il cane più aggressivo invece è meno attento ai particolari”
Fonte: torinotoday.it