Le tecniche d’ impianto delle tartufaie
Le tecniche d’ impianto delle tartufaie
L’ impianto di una tartufaia coltivata inizia con la preparazione del terreno per ottenere un suolo pulito e possibilmente sistemato in maniera tale da rendere agevole l’impiego di mezzi meccanici leggeri per le future cure colturali. Dapprima il suolo viene decespugliato e ripulito di tutta la vegetazione arborea ed arbustiva; quin di nei mesi estivi, preferibilmente in luglio agosto, si procede ad un’aratura abbastanza profonda (40-50 cm) che serve per estirpare le ceppaie che vanno eliminate assieme ai loro residui. Dopo l’aratura profonda il terreno viene lasciato a maggese, per consentirgli di riacquistare una certa struttura, ma soprattutto per ridurre, con l’azione degli agenti atmosferici, gran parte dei funghi ectomicorrizici antagonisti del tartufo.
In Francia sono addirittura allo studio tecniche di disinfezione del suolo, dopo l’aratura e prima dell’impianto, con il gas bromuro di metile. In autunno poco prima della piantagione si fa una leggera erpicatura-estirpatura sui 10-15 cm, per sminuzzare ed arieggiare il suolo e per togliere la vegetazione erbacea inevitabilmente cresciuta dopo l’aratura. Nel caso in cui non sia possibile lavorare il terreno con mezzi meccanici, si ricorre all’impianto a buche. In estate si apriranno delle buche profonde 40-50 cm e larghe altrettanto o più, avendo l’accortezza di ricolmare la buca con terra friabile che verrà facilmente smossa al momento di mettere a dimora la piantina.
In queste piccole piazzole le cure colturali successive verranno sempre effettuate a mano. Il sesto di impianto va deciso in relazione alla specie di tartufo che si intende coltivare, alla pianta simbionte prescelta ed alla possibilità di eseguire lavorazioni successive con mezzi meccanici. La densità di impianto è una questione molto dibattuta. L’impianto denso (fino a 800 piante per Ha con sesti ridotti a 3×4 o 4×2 metri), a causa della rapida colonizzazione miceliare del terreno, presenta una produzione più precoce che però peggiora in quantità e qualità quando lo spazio di cui può beneficiare l’apparato radicale diviene limitato. L’impianto rado (anche meno di 200 piante per Ha con sesti spaziati di 10×5 o 6×8 o 10×10 metri), presenta una produzione più longeva perché le piante vengono a contatto di chioma più tardivamente, ma risulta posticipata anche l’entrata in produzione che non sempre è ripagata da un prodotto migliore per qualità. Si ritiene che una via di mezzo, cioè 400-500 piante per Ha con sesti di 5×5 o 5×4 metri, sia la soluzione migliore per avere entrambi i vantaggi; infatti la densità di impianto è tale da permettere una rapida colonizzazione del terreno da parte del micelio ma non eccessiva al punto da rendere limitato lo spazio di cui può beneficiare l’apparato radicale. Chiaramente la densità di impianto è in funzione delle qualità del terreno e della specie arborea ma anche della specie di tartufo che si vuol coltivare; per il Tuber melanosporuml’impianto potrà essere più rado, data la sua maggior esigenza di illuminazione, per il Tuber magnatum potrà essere più denso data la maggior tolleranza all’ombreggiamento.
Lo schema di impianto è da valutare di volta in volta poiché se quello a “quinconce” permette di sfruttare meglio lo spazio, quello a “quadrato” o “rettangolo” permette di usare più facilmente i mezzi meccanici nelle varie operazioni colturali. L’epoca di impianto è di regola riferibile a due periodi dell’anno: l’autunno o la primavera. Le piante poste a dimora in autunno sono più pronte al risveglio in primavera e risentono meno dell’aridità estiva; per contro possono subire danni ad opera delle gelate e dei freddi invernali prolungati; esattamente l’opposto avviene per le piante messe a dimora in primavera. Quindi la scelta dell’epoca di impianto della tartufaia va fatta tenendo presente l’andamento climatico della zona nonché la natura e l’esposizione del terreno. Stabiliti densità, schema ed epoca di impianto, si esegue lo squadro del terreno posizionando i picchetti in corrispondenza del punto ove si scaveranno le piccole buche o piazzole.