Ponzio: coltivare il Tartufo Bianco? Un espediente per vendere le piantine

Ponzio: coltivare il Tartufo Bianco? Un espediente per vendere le piantine

Riportiamo integralmente quanto pubblicato sulla gazzetta d’Alba in merito alla controversa dichiarazione dei francesi, che stando a quanto dicono sono riusciti a coltivare il Tuber Magnatum Pico

«Trovo che lo sbandierato successo sia assimilabile a un espediente per far aumentare il prezzo delle pianticelle micorrizate, quattro volte superiore in altri Paesi rispetto all’Italia»,

 I dubbi si appuntano poi sui parametri di valutazione:

«Mi domando se risultati così modesti (sette esemplari in due anni, nda) bastino per validare scientificamente le asserzioni. Di questi esemplari occorrerebbe conoscere, da chi li ha visti, quali siano state le sensazioni olfattive e i risultati dell’analisi organolettica».

Una sommatoria di elementi che allontanerebbe ogni rischio per la trifola di Alba, la quale, tuttavia, non può dormire sugli allori: «Abbiamo il miglior tartufo che esista ma dobbiamo tutelarlo, piantando alberi potenzialmente simbiontici, nel rispetto di quel mistero generatore legato ai caratteri del suolo. Lo stesso che l’Aquitania, area non vocata, pretenderebbe di riprodurre piantando boschi».

L’unico rischio, secondo Ponzio, è nella «volgarizzazione del tuber magnatum. In Francia, secondo il decreto del 2012, il nome commerciale del prodotto è tartufo bianco d’Alba. Una situazione paradossale, che dovrebbe farci riflettere sulla necessità di una denominazione d’origine che preservi il nostro prodotto, analogamente a quanto fatto con i vini».

Servirebbe allora un’inversione di rotta:

«Togliamoci dalla testa la pretesa di creare ad Alba un marchio sotto il quale vendere anche i prodotti dell’Istria o di altri Stati, puntando sul brand: torniamo invece a privilegiare la nostra dimensione locale».

Davide Gallesio