Le Responsabilità Penali dei Tartufai nella cessione dei Tartufi

Capita di sovente di apprendere dai giornali di illeciti commessi da attività che commercializzano i tartufi, si chiede a gran voce la tracciabilità e si chiedono controlli più severi e massicci per contrastare la compravendita dei  tartufi, in special modo quello del Tartufo Scorzone. Raccolto in maniera fraudolenta.

Un  recente caso balzato a gli onori della cronaca ha visto come protagonisti due cercatori di frodo finiti a processo per averli raccolti mediante lavorazione andante del terreno e per di più a stagione chiusa. Anche se si tratta del primo processo penale per tale reato ed è ancora tutto da verificare , la cosa certa è che le responsabilità di carattere penale non riguardano solamente i bracconieri ma anche i cavatori che effettuano la cerca e la raccolta a stagione aperta e con l’ausilio del cane.

Di fatti la legge vieta espressamente di raccogliere e commercializzare tartufi acerbi, a prescindere. In parole povere se si vendono tartufi acerbi, raccolti con l’ausilio del cane e a stagione aperta si sta comunque commettendo un illecito, essendo di fatti un prodotto non commestibile.

Vale la pena anche aprire una piccola “parentesi”: La raccolta illecita di tartufi, come nel caso del Tuber Aestivum, porta non solo ai rischi giudiziari di cui sopra, e che andremo ad approfondire qui di seguito, ma anche paradossalmente, ad un abbassamento drastico dei prezzi quando esso è finalmente maturo. Quindi vediamo come nel caso del tartufo preso in esempio ( il Tuber Aestivum) essere venduto a stento  a 50€ al kg.

Averlo messo in circolazione nei mesi precedenti alla stagione di raccolta, allettati da cifre che si attestano sui 150€ al kg porta il commerciante ad averlo acquistato, in media durante l’anno a 75€ e quindi aver risparmiato il 50% e i cavatori onesti a venderlo ad 1/3 del valore effettivo.

Torniamo a noi, per cosi dire, assodato questo è di fondamentale importanza comprendere il fatto che cedere i tartufi non ci scrolla dalle responsabilità di aver ceduto un prodotto alimentare non conforme, come nel caso esso sia ” vermato” in avanzato stato di decomposizione o che abbia inglobato al suo interno materie inquinanti come componenti plastiche o metalliche e quant’altro.

Per frode alimentare si intende la produzione e la distribuzione di alimenti non conformi alle norme vigenti. La frode alimentare si suddivide in frode sanitaria e frode commerciale

Contraffazione: si ha quando si inganna l’acquirente sulla qualità e sulla purezza del prodotto (vendita di un alimento scongelato smerciandolo per un alimento fresco). Un altro caso di contraffazione alimentare consiste nella sostituzione di un elemento di quell’alimento con un altro di qualità minore rispetto al primo, come per esempio l’eventuale presenza di curcuma in un miscuglio di polvere gialla che potrebbe essere venduta come zafferano.

Art. 516 c.p. Vendita di sostanze alimentari non genuine “Chiunque pone in vendita o mette altrimenti in commercio come genuine sostanze alimentari non genuine è punito con la reclusione fino a sei mesi o con la multa fino 1.032 euro