In che modo il cane percepisce gli odori

In che modo il cane percepisce gli odori

Per capire veramente il nostro cane vale la pena di fare un piccolo viaggio nel suo mondo olfattivo. Come noi, anche il quattro zampe fiuta qualcosa. Questo qualcosa è l’odore. Certo. Ma che cos’è di preciso l’odore? E il plurilodato naso del cane, come funziona realmente?

Cosa c’entrano i batteri?

Può sembrare sconcertante, ma voi, io ed ogni altro essere vivente esistiamo all’interno di un continuo ciclo di morte e nascita cellulare. In ogni secondo espelliamo quasi 50 milioni di cellule morte, e una parte di queste viene letteralmente scaricata nell’ambiente  per la precisione 40.000 particelle cutanee morte al minuto. La pelle di ognuno di noi è la dimora naturale di innumerevoli parassiti, funghi e batteri il cui lavoro, nel caso degli ultimi nominati, consiste nel mangiare e digerire appunto quelle cellule morte da noi espulse, il sudore e le nostre secrezioni cutanee, vale a dire sebo ed oli. Il miscuglio di vapori e gas formatosi durante questo processo di purificazione (o di putrefazione, per usare un’espressione meno carina) della nostra pelle, grazie all’instancabile intervento batterico, crea, in parole povere, il nostro “odore” naturale individuale.

A causa dello stesso processo, anche la volpe, la quaglia, il capriolo, il cane e così via hanno come noi un loro inconfondibile odore.

L’odore però non ha sempre la stessa intensità, poiché i batteri svolgono il loro compito particolarmente bene, e si riproducono più facilmente, in de-terminate condizioni che dipendono in primo luogo dalla temperatura, dall’umidità e dalla pressione dell’aria. Quindi, in condizioni ideali l’odore si sviluppa rapidamente e svanisce solo lentamente.
In condizioni sfavorevoli invece i batteri lavorano piano piano, producendo di conseguenza meno odore.

Vediamo la faccenda in un contesto pratico. Mettiamo che vi siate nascosti e che il vostro bravo cane vi debba cercare. Se il vostro corpo è caldo, emana molto odore; se è freddo ne emette poco. Se vi siete nascosti in un ambiente freddo ma il vostro corpo è caldo, il vostro odore risulterà forte, in un ambiente molto caldo invece l’odore sarà lieve. Infine, se vi trovaste sotto una tonnellata di neve, ma il vostro corpo fosse ancora caldo, il cane lo percepirebbe più facilmente che se fosse già freddo.

Bene. Sappiamo che il cane sente l’odore particolare di un essere vivente non solo quando lo tocca praticamente col naso. No, il cane è anche capace di cercarlo a grandi distanze, e questo vuol dire che segue l’odore. Come può, quindi, l’odore manifestarsi anche a chilometri di distanza dal corpo che lo emana? L’impercettibile movimento d’aria che c’è sempre direttamente intorno alla nostra stessa pelle – anche se siamo ben vestiti – porta le particelle cutanee morte e cariche di diligenti batteri prima verso l’alto, a circa mezzo metro sopra la nostra testa, e lì tocca al movimento d’aria dell’ambiente guidarle più in basso e relativamente lontano dal corpo. Rimangono là per un certo periodo di tempo, secondo le condizioni atmosferiche già accennate, cioè temperatura, umidità dell’aria e così via, che determinano la velocità con la quale i batteri mangiano le particelle.

Possiamo immaginarlo così: un qualsiasi corpo vivo in moto si lascia dietro una scia invisibile di odore individuale (vapori + gas dovuti alla “digestione” dei batteri, e, nel caso di un essere umano, forse anche dei componenti artificiali tipo profumo, sapone, dopobarba ecc.). Meno spostamento d’aria c’è nell’ambiente, più l’odore fluttua e poi si deposita vicino alla rotta reale della persona o dell’animale. Il vento forte, al contrario, lo può portare a svariati metri di distanza.

Evidentemente qualsiasi essere vivente, salvo quando usa le sue ali, deve mettere i piedi sul suolo per andare avanti, e così facendo disturba e ferisce il fondo che tocca. Il mondo è pieno di batteri, e appena un filo d’erba viene piegato o la superficie di terra viva viene mossa, i batteri cominciano il loro pasto sulla linfa e gli organismi terrestri uccisi, producendo di nuovo odore. Al contrario dei batteri però, che elaborano le nostre cellule cutanee morte, i loro parenti di terra solitamente non trovano che un pranzo frugale e perciò producono un odore che si volatilizza ben presto.

In ogni modo bisogna tener presente che il cane che vi sta cercando incontra per un determinato periodo due piste: quella del vostro odore individuale, piuttosto lontano oppure quasi sopra la vostra rotta, dipendente dal vento, e l’odore “vegetale” che accompagna le vostre orme, visibili o no, nel bosco, campo o prato. Se invece vi foste allontanati lungo una strada asfaltata o attraverso rocce completamente prive di vegetazione, logicamente, la componente vegetale dell’odore verrebbe a mancare. Se anziché cercare il suo padrone, il cane insegue un altro animale, questo può anche perdere qualche pelo durante la fuga e, come avrete già indovinato, il pelo sarà carico di batteri che faranno festa su questo boccone, producendo altro odore. Ogni animale selvatico che si rispetti interrompe la sua fuga appena possibile. E confido nel fatto che anche voi non vi nasconderete decine di chilometri lontano mentre giocate a nascondino col vostro cane. Quindi, prima o poi il corpo in fuga si ferma, si nasconde e attende.

Il corpo come fonte diretta dell’odore, una volta fermatosi, dovrebbe essere più facile da trovare. In pratica non è necessariamente così. Mettiamo che vi siate nascosti dietro una casa, un muro di pietra o qualcosa di simile, e mettiamo che il vento vi soffi in faccia. Allora il movimento d’aria fa sì che si formi una concentrazione di odore dietro la casa, ossia abbastanza lontano da voi! O mettiamo che il bravo cane stia inseguendo una lepre in collina: se il sole sta per tramontare e l’aria si raffredda, l’odore della lepre nascosta in qualche conca verso la cima non solo corre fortemente in giù, ma può anche concentrarsi in uno dei tanti affossamenti sotto il suo nascondiglio – per lo stupore del cane inesperto che non capisce come mai, con tanto odore di lepre davanti, non c’è anche la fonte viva di un così buon profumo! D’altronde la mattina si verifica il fenomeno opposto: insieme all’aria riscaldata in cima al monte sale anche l’odore, ed il cane che inizia la sua ricerca in valle non sente un bel niente del capriolo accucciato più in su. Per complicare la storia dobbiamo inoltre considerare che la temperatura di qualsiasi punto nell’ambiente, quando è diversa dalla temperatura ambientale generale, influenza il movimento dell’aria intorno a sé, e quindi il flusso dell’odore. Non dimentichiamo poi l’importanza dell’umidità per il lavoro dei batteri e di conseguenza per la formazione dell’odore, e ci renderemo conto che verso il mezzogiorno di una giornata secca in piena estate la capacità dei batteri di creare odore sarà estremamente limitata. Se gli stessi batteri però trovano umidità in forma di rugiada presto la mattina dopo, si metteranno, tutti rinfrescati, al lavoro, mangiando cellule morte, digerendo e producendo l’odore percepibile dal cane.

Credo che a questo punto ci siamo già resi conto che è tanto più facile dire “si sente l’odore” che farlo in realtà. Il cane ha certo il suo bel daffare di trovare e seguire un odore, sia umano che animale. Non parliamo poi delle difficoltà che incontra quando l’ambiente è pieno di odori simili fra di loro, causati dalla fuga di tutto un branco di caprioli o di conigli, o prodotti dalla presenza di tanti altri esseri umani là dove deve cercare una particolare persona!

Ma, grazie alla natura e alla selezione dell’uomo, il naso del cane è un organo formidabile. E lui lo sa usare in modo maestoso! Quando fa il cane da pista abbassa il suo tartufo prezioso direttamente sulla traccia del ricercato e segue fedelmente le sue “orme fiutabili” grazie all’odore prodotto dai batteri terrestri per via della vegetazione ferita ecc. Non si interessa del vento che potrebbe aver allontanato l’odore particolare del fuggitivo, non si fa confondere da altre piste, segue invece instancabilmente quel singolo essere che ha deciso di trovare.

I “cani da sangue” in Germania per esempio fanno un lavoro di questo tipo: quando, durante la caccia, la selvaggina è stata ferita ma non uccisa, spesso scappa ancora per chilometri e chilometri prima di accucciarsi indebolita in un posto sicuro. In tale caso si porta il cane al punto dove ha inizio la pista di sangue, e lui, paziente e precisissimo, segue quella e solo quella traccia, naso all’ingiù, indifferente agli odori “allettanti” della selvaggina sana intorno, e porta il suo conduttore finalmente al capezzale della bestia sofferente a cui così può essere risparmiata una morte lenta e dolorosa.

Il cane da soccorso che cerca una persona dispersa agisce allo stesso modo: anche se il nonno un po’ arteriosclerotico che non è ritornato a casa ha attraversato un parco di città, pieno quindi di odori umani, pieno di piste simili, il cane seguirà fedelmente la pista del nonno che il conduttore gli ha detto di cercare – e troverà il vecchietto, forse addormentato nella neve sotto qualche albero.

 

Tutt’altra cosa è il lavoro del cane che cerca col naso in alto. Tutti conoscono la bellissima immagine di un pointer o bracco che, la testa tutta eretta, magari la punta del naso ancora più alzata, “assaggia” l’odore individuale umano o animale che fluttua esattamente a quell’altezza. Il cane non bada all’odore sulla traccia stessa, lui impegna il suo naso quasi esclusivamente nella ricerca delle particelle cutanee morte cariche di odore inconfondibile che il movimento dell’aria può trasportare molto distante e che, secondo il terreno e le condizioni atmosferiche possono “disegnare” una traccia completamente diversa dalla pista reale. In altre parole: questo cane non lavora mai su una linea parallela e solo qualche metro spostata dalla pista originale. Niente affatto. La traccia di odore individuale al contrario può formare ampie curve che portano il cane lontano dalle orme del fuggitivo e, se si guardasse il bravo quattro zampe dall’alto mentre gira col naso all’insù, l’inesperto osservatore sarebbe certo convinto che il cane abbia perso da un pezzo la giusta traccia. E invece no. È solo il suo metodo di ricerca, diverso dal cane da pista ma non per questo meno efficace!

 

Un terzo sistema di fiuto consiste nella ricerca con la testa prevalentemente all’altezza del garrese. Chiaramente, il cane ben addestrato è senz’altro in grado di applicare lo stile più adatto alle circostanze di ogni particolare ricerca. Perciò, prima di criticare o addirittura dubitare dell’efficacia del lavoro di un cane, conviene riflettere bene se il terreno, il tempo, l’età della pista, l’estrema volubilità delle particelle di odore ecc. non richiedano proprio quel tipo di intervento che il cane sta effettuando.

Indubbiamente nessun cane svolge un compito “nasale” più importante e responsabile del cane da soccorso. Finora nessuno strumento high tech realizzato dall’uomo è stato capace di sostituire il tartufo nero o marrone del nostro quattro zampe quando si tratta di trovare con la massima velocità e precisione persone sepolte da una valanga o sepolte sotto tonnellate di macerie dopo un grande incendio, un terremoto o un’esplosione. Ugualmente nessuno strumento è così affidabile e tanto meno così motivato a girare per ore e ore in una vasta area in cerca di un bambino o un anziano disperso la cui vita può dipendere dalla voglia dello stesso cane di arrivare alla fonte dell’odore che sta seguendo. E si può facilmente immaginare che differenza fa per colui che è stato rinchiuso in una casa o una galleria crollata, o sotto una massa di neve per quella che sembrava un’eternità, vedere e sentire come primo segno di speranza il muso caldo, umido e affettuoso di un cane, piuttosto che una lunga stecca di metallo freddo… 

Eppure, le abilità olfattive del nostro amico vanno ancora oltre.

Addestrato con dolcezza, pazienza e coerenza è in grado di fiutare determinate sostanze od odori particolari – dal tartufo sotto terra, alla droga ben nascosta o all’esplosivo depositato in qualche posto.

Lo spaniel Bodie, il cui posto di lavoro è l’aeroporto Heathrow a Londra, punta il suo naso formidabile su una cosa sola: quattrini. Quelli illegali ben inteso. Guaio a chi tenta di contrabbandare soldi nel Regno Unito mentre Bodie è in servizio. Lo spaniel esamina quantità enorme di bagagli in tempo record e trova banconote laddove l’attrezzatura tecnica delle guardie doganali non le scoprirebbe mai.

George, invece, uno schnauzer con passaporto americano, fiuta il cancro. Si, avete letto bene: dopo un addestramento piuttosto insolito, George sa fiutare e segnalare la differenza fra un neo del tutto innocuo e un melanoma pericoloso con una quota di successo del 99%…! Niente male, se teniamo presente che i medici hanno bisogno di un laboratorio speciale, e di molto più tempo, per ottenere lo stesso risultato.

Cosa si può dire, infine, di Oreo, una femmina di labrador retriever che ha imparato ad avvisare il suo giovane padrone, fortemente soggetto all’epilessia, quando è in arrivo un nuovo attacco? Oreo fiuta e percepisce nel suo protetto tutti gli impercettibili cambiamenti che precedono l’attacco epilettico, e grazie al suo dolce ma insistente avviso, il giovanotto può mettersi in un posto sicuro prima di perdere i sensi.

Bodie, George ed Oreo, e naturalmente il numero sempre crescente di cani da soccorso, rappresentano i numerosi quattro zampe che mettono il loro naso finissimo al servizio dell’uomo. 

Una curiosità marginale: vi siete mai chiesti perché cani di una certa indole abbaiano con precisione in-credibile proprio alla persona che più li teme, anche se quella rimane apparentemente calma e nessuno indovina il suo terrore interiore? Beh, capita perché l’intenso turbamento aggiunge all’odore personale dello sfortunato quello che chiamiamo correttamente “il sudore della paura”. E naturalmente il cane lo sente, lo interpreta, e se tende ad una certa sfacciataggine prova gran gusto a sconvolgere ancora di più quell’essere terrorizzato… Certo, il naso del cane non è stato inventato per servire all’uomo ma soprattutto al suo legittimo proprietario a quattro zampe.

Come abbiamo visto nelle puntate precedenti, ogni cane ha il suo odore individuale. Quando due individui si incontrano per la prima volta, di solito si annusano a vicenda ed intensamente la testa e il lato del collo, per poi occuparsi della zona sotto la coda, dove si trovano ghiandole forti produttrici di odore. Finito il rito di presentazione reciproca, adesso ciascuno dei due possiede le informazioni basilari sul suo compagno: certamente sa a quale sesso appartiene, se l’altro è già sessualmente maturo, se la femmina adulta è stata in calore nelle settimane precedenti o se lo sarà nel corso delle prossime settimane. D’ora in poi, quando uno dei due troverà feci e/o urina che contengono naturalmente questa componente dell’odore individuale del nuovo conoscente, assocerà senza dubbio l’odore sul palo della corrente con l’individuo che lo ha prodotto.

Pur vivendo nel ventunesimo secolo ci sono ancora padroni di cani imbarazzati alla vista del proprio Fido che caccia il naso sotto la coda di un suo simile. Adesso sappiamo però che ciò è assolutamente necessario per il nostro cane in quanto trova proprio là le risposte alla domanda scottante: chi sei tu?

Come noi bipedi, il cane disperde il suo odore nell’ambiente quando va a passeggio, ma al contrario di noi sono soprattutto le ghiandole di sudore dei suoi polpastrelli che lasciano la già nominata “scia di odore”. (È noto che il cane suda solamente attraverso queste ghiandole dei piedi, e tramite la lingua.) Mettiamo dunque che Argo incroci per caso la traccia invisibile, priva di pipì, di Birba. Grazie al loro primissimo incontro, Argo sa esattamente che è stata lei ad andare a passeggio qui. Argo è persino al corrente su quando Birba è passata, perché i cani sono in grado di effettuare una collocazione temporanea grazie a un odore. Evidentemente Argo, grazie alla sua capacità di astrazione, sa anche da dove è arrivata Birba e dov’è andata: più è debole la traccia olfattiva, più è vecchia, e perciò Argo trae le giuste conclusioni.

Lasciamo a questo punto le capacità meravigliose del naso canino e dedichiamo la nostra attenzione a quel favoloso organo olfattivo. Il cane di taglia media, ad esempio un pastore tedesco, possiede circa 10 volte più cellule olfattive dell’uomo, ossia 220 milioni rispetto ai 20 milioni presenti nel nostro naso e, in base al suo addestramento e alla sua motivazione, la soglia olfattiva minore sta fino a 100 volte sotto la nostra. Non ci stupisce allora che Argo o Fido fiutino 100.000 volte meglio di voi e di me!

Un naso “ben attrezzato” però non servirebbe a niente se non ci fosse anche un cervello adatto all’elaborazione e all’immagazzinamento di tante informazioni olfattive. In effetti, mentre il cervello olfattivo umano, prevedibilmente, rappresenta solo una minima parte dell’intero cervello, esso costituisce quasi 1/8 del cervello canino!

L’uomo, di solito, intende per ricordo un’immagine, qualcosa visto con gli occhi e ricordato, appunto, come una foto davanti all’occhio interiore. Il cane invece “rivive” i propri ricordi soprattutto sotto forma di odori. Vi piacerebbe leggere ogni giorno la stessa pagina di un vecchio giornale? Non credo. E non piace nemmeno al cane. Cioè, è certo bello per lui avere il proprio giardino, ma le impressioni olfattive che offre sono presto conosciute, e la ripetizione giornaliera le rende meno interessanti. Per cacciare la noia mortale, il cane comincia allora a fare buchi nelle aiuole, o a scavare sotto la rete o a distruggere le piantine. Non per cattiveria o maleducazione, ma per pura, in-sopportabile noia. Come noi, anche lui ha bisogno del suo “quotidiano aggiornato” ossia di raccogliere ogni giorno nuove impressioni olfattive durante una lunga passeggiata in campagna o almeno nel grande parco cittadino, di controllare lo stato del calore della femminuccia cinque strade in là, di rivedere i suoi amici e nemici insomma, di sentirsi parte del mondo vivo intorno, 

piuttosto che un carcerato nel suo giardino (o appartamento) di lusso!

Non vogliamo a questo punto scendere in dettagli scientifici sul funzionamento del naso. Ci basti ricordare i fattori elementari. Così come i batteri hanno bisogno di umidità per produrre l’odore, cosi la mucosa olfattiva nel naso del cane deve sempre essere umida per poter lavorare bene. Durante le giornate calde e asciutte d’estate dobbiamo almeno inumidire muso e naso del nostro quattro zampe per rendergli possibile il lavoro di ricerca e, chiaramente, permettergli delle pause. Per il cane di famiglia importa ben poco avere un buon naso o meno. Chi, invece, intende lavorare col suo amico nell’ambito della caccia, del soccorso o di simili mestieri, dovrebbe scegliere il suo cucciolo da genitori che gli hanno sicuramente dato le premesse genetiche per un fiuto efficace. Infine è compito e responsabilità del padrone-addestratore favorire lo sviluppo e il perfezionamento delle capacità olfattive del suo cane. Quest’ultimo è sempre disposto ad imparare e migliorare. Tocca a noi, bipedi, aiutarlo sulla sua via verso la maestria con comprensione, coerenza, dolcezza e pazienza e sempre di nuovo pazienza!Intendiamoci: il mondo olfattivo del cane con tutti i suoi aspetti è tanto più ampio, complesso e, a volte, più complicato. Spero però che questo breve viaggio vi aiuterà a capire meglio il vostro compagno quattro zampe e le sue esigenze.

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