Piemonte: Bocconi Avvelenati in tartufaia privata

Tre cani Avvelenati

Bocconi avvelenati nella campagna tra Celle Enomondo e Revigliasco.
La segnalazione arriva da un agricoltore di Celle, che ha trascorso i giorni di festa del Natale ad accudire tre dei suoi cani da tartufi, rimasti intossicati dal veleno.

«E’ accaduto in tre giorni diversi, nel giro di meno di una settimana. Li abbiamo subito portati dal veterinario, il dottor Squassino, ma per uno di loro, Lilly, il più anziano, forse non ci sarà nulla da fare – racconta Carlo Bugnano, titolare di un’azienda agricola di Celle e trifolao – Dove si trovano le nostre tartufaie, recintate e destinate alla raccolta privata, nella zona di Vandera, ho raccolto dodici di quei bocconi, che ho consegnato al veterinario dell’Asl affinché fossero analizzati. Ritengo che siano stati sparsi in quei terreni nella mattinata del 19 dicembre e diversi animali selvatici sono morti a causa di quei bocconi: una volpe, faine e corvi. Oltre ai miei tre cani, rimasti avvelenati».

Episodi che hanno destato grande rabbia e dispiacere nel signor Bugnano e nei suoi familiari; ma che hanno provocato sconcerto anche tra i compaesani dell’agricoltore. In molti, allibiti per quanto sta accadendo, lo hanno avvicinato esprimendogli solidarietà.

«Nutro spospetti sui motivi e sulla mano che potrebbe aver compiuto questo gesto. E in precedenza un fatto analogo si era verificato ad un altro cane da tartufi, in un’altra zona del paese, rimasto avvelenato e per fortuna salvatosi», aggiunge Bugnano. «Da 70 anni mi dedico alla ricerca dei tartufi: ero soltanto un bambino, potevo avere sette anni, quando espressi a mio padre il desiderio di andare per tartufi, affascinato dai momenti festosi che accompagnavano le uscite dei “grandi” in giro per la campagna con i loro cani. E così chiesi a mio papà di poter avere un cane da ricerca: il giorno in cui mi regalarono Lilla fui talmente felice, non mi pareva vero: incominciai così a cercar tartufi. E da allora la stessa passione mi ha sempre accompagnato».

fonte: la nuova provincia