Tartufo Bianco da 830gr venduto all’asta per 103000 euro – Alba

Ecco come è andata l’Asta Mondiale del Tartufo bianco, che si è svolta dalle 13 alle 15 nel Castello di Grinzane Cavour, in collegamento con Hong Kong, Singapore, Dubai e Mosca

All’inizio della cerimonia Enzo Iacchetti, uno dei tre presentatori, gira in sala con il primo lotto adagiato su un’alzatina. Il prezzo ha superato i 5000 euro quando, inavvertitamente, Iacchetti inclina l’alzatina e il tartufo cade a terra rompendosi. Gli esce un grido: “Non si è rotto, non si è rotto! Qualcuno ha uno scotch?” cerca di sdrammatizzare. Non si è rotto in due, ma ha perso sì pezzi e pezzettiniPanico in sala. “Sono sicuro che il signore è talmente un uomo di classe che vedrà che questo tartufo sarà più buon degli altri – si affretta a dire il presentatore mentre vengono raccolte le parti che si sono staccate -. Vuole anche i rimasugli, la polvere?”. Caterina Balivo, agitata, chiude la compravendita: 230 grammi, 5100 euro e foto dell’uomo che se l’è aggiudicato, Kim Pedersen, imprenditore di origini coreane che ha un ristorante a Copenaghen. “E’ un diamante della terra e non è un problema se è tornato per un attimo a terra – commenta elegantemente Pedersen -. Ho verificato e per me non è rotto”.

Si prosegue (e Iacchetti gira per la sala ma ora tenendo la mano ben salda sui tartufi). Il secondo lotto, 250 grammi, viene aggiudicato a 6000 euro. Il terzo, 400 grammi, a 8300 euro.

Per il quarto e ultimo lotto si arriva a 830 grammi. “Non lo sfioro neanche” mette le mani avanti il presentatore sorridendo. Alla fine ad aggiudicarselo è appunto Hong Kong, con circa 103.000 euro.

Per quanto riguarda l’Italia, si rinnova il sodalizio con la Fondazione Ospedale Alba-Bra Onlus: parte dell’importo raccolto all’asta sarà devoluto per finanziare il progetto di umanizzazione pittorica del reparto pediatrico dell’Ospedale Michele e Pietro Ferrero di Verduno. Ogni anno, durante l’evento, viene nominato un ambasciatore del tartufo bianco d’Alba nel mondo: questa volta toccherà a Riccardo Monco, primo chef dell’Enoteca Pinchiorri di Firenze.