L’Erica Arborea – La pipa del tartufaio

L’Erica Arborea – La pipa del tartufaio

L’Erica Arborea – La pipa del tartufaio – La pipa è fatta di radica, che è un legno, molto speciale e un po’ misterioso. Lo fornisce il ciocco, una specie di palla o di grossa patata che, come il tartufo, si sviluppa sotto terra. È un ingrossamento, un’escrescenza che si forma nell’apparato radicale dell’Erica Arborea, che soventemente troviamo nelle pasture di nero pregiato, tanto da poterla definire quasi una pianta indicatrice, e come i tartufai i cioccaioli sono estremamente gelosi dei loro posti, in quanto i costi delle radiche sono notevoli. 

Si trova sovente nei sughereti , nei castagneti, nei cerreti, in compagnia dei corbezzoli e raramente nei lecceti

Si forma molto lentamente, per arrivare alle dimensioni di un pallone da calcio impiega una ventina d’anni. Quanto al perché e al come si forma, ci sono solo ipotesi. Ci sono botanici che parlano di una conseguenza di fattori patologici determinati da traumi. Sarebbe come una malattia. I cioccaioli respingono questa ipotesi, ma francamente non riescono ad offrire ragioni più plausibili. 

Tratto dal libro Smoking – 1980/1981

Aiello ha trovato un posto buono, ci siamo inoltrati tutti nella macchia, per aiutare a passare Gigli si è preso un rovo nel collo, una tremenda raspata che lo fa sanguinare. Alla base degli arbusti qualche ciocco affiora dalla terra, mostra appena un po’ della sua groppa, una scorza sottile, scabra, rugosa e friabile, il colore e rosso bruno o nerastro. Gli uomini si parlano, si danno indicazioni, dicono ha poco pane, dicono è una bella crosta, parlano di cioccaia e di palla si seme (l’arbusto si riproduce dal seme). Qui c’è roba di venti o trenta anni, non eccelsa ma buona. Aielo e gli altri non hanno bisogno di vedere la crosta affiorare, vanno a colpo sicuro, quando abbattono un arbusto e cominciano a scavare stai tranquillo che il ciocco c’è, e bello, e utilizzabile. Certo, dentro non ci vedono neppure loro, l’interno di un ciocco è sempre una sorpresa.
Scavano rapidi ma con cautela, la roba è preziosa, lo si è detto fino alla noia, guai a danneggiarla. Staccato dal fusto, bisogna liberare il ciocco dalle radici, troncare il fittone. Ed eccolo finalmente fuori dalla terra, informe, bitorzoluto, chiamarlo palla è proprio un modo di dire. Per qualcuno c’è un intervento sommario sul posto, gli uomini vedono subito che c’è robaccia da eliminare, un colpo sicuro e del ciocco resta un pezzo, una groppa, una sezione. Ma queste magagne le vedo persino io, dentro, il ciocco è ancora tutto un mistero. Mi vien di pensare all’ostrica, chi ha la perla e chi non ce l’ha, proprio in questo mistero c’è fascino.

Fonte: fincatolacasadelhabano