Le trappole da tartufo – Tartuficoltura
Le trappole da tartufo – Tartuficoltura
Le trappole da tartufo – Per incrementare la produzione di tartufi in alcune tartufaie coltivate francesi vengono spesso utilizzate tecniche ancestrali la cui efficacia non è mai stata scientificamente provata. Una di queste tecniche si basa sulla realizzazione delle cosiddette “trappole da tartufo” e consiste nella realizzazione di pozzetti nei quali viene aggiunto un substrato contenente ascospore. In questo articolo viene illustrato un esperimento realizzato in una tartufaia nella quale sono stati realizzati 784 pozzetti in corrispondenza di 196 alberi. Due anni dopo la realizzazione delle trappole, il 95% dei tartufi sono stati raccolti all’interno dei pozzetti, che nell’insieme rappresentavano soltanto il 5% dell’area potenzialmente produttiva. Questo studio conferma l’efficacia di una tecnica ancestrale ed illustra nuove metodiche per lo studio in situ del ciclo biologico del tartufo.
Questo studio è stato condotto nel marzo 2013 in una tartufaia di 3,5 ettari realizzata nel 2007 con alberi di Quercus pubescensse di 1 ed 2 anni, precedentemente inoculati con spore di T. melanosporum. La piantagione è composta da 945 alberi distribuiti in 7 file di 78 alberi, 2 file di 79 alberi, 2 file di 80 alberi e una fila di 81 alberi. Il sito sperimentale si trova nella Francia occidentale, ma la sua posizione esatta non può essere data, dal momento che il proprietario della tartufaia voleva rimanere anonimo.
Sono stati selezionati centonovantasei alberi su 945 (le prime due file e metà della piantagione) per lo studio. Il substrato utilizzato per riempire le trappole da tartufo è stato preparato in una betoniera con 250 g di T. melanosporum ascomata frantumati conservati a -20 ° C per diversi mesi fino al loro utilizzo, 350 g di miele, 50 l di vermiculite orticola e 50 l di compost organico .
Questo substrato è stato introdotto in 4 fori per ciascun albero selezionato a Nord, Sud, Est e Ovest a 50 cm dal tronco dell’albero. Una zolla di terreno di 0,20 m di lati e 5-8 cm di profondità è stata rimossa utilizzando una pala, che è stata usata per tagliare le radici e le micorrize. Duemilacinquanta ml di substrato sono stati depositati sul fondo del foro e la zolla consegnata. La superficie dei fori per albero era di 0,16 m2, che rappresenta il 5% della superficie media del pianello. I tartufi sono stati raccolti nell’intera piantagione durante le stagioni dal 2013 al 2016 con un cane da tartufo. Il disegno sperimentale non consentiva di confrontare in modo solido la produzione di tartufo dell’area con fori rispetto all’area non bucata della tartufaia.
Anche in Spagna, alla luce di questi dati, la IDForest ha deciso di adottare questa tecnica che è stata impiegata su 54 alberi il 18 maggio 2017, hanno aperto 3 fori attorno a ciascun albero in cui è stato introdotto un substrato adatto per la produzione di tartufo, spore di tartufo nero e batteri specifici che aumentano la moltiplicazione delle micorizze.
Fonti: Noticiascyl – italianmycology.unibo