Apicoltura e Tartuficoltura grazie al Tiglio

Apicoltura e Tartuficoltura grazie al Tiglio

Apicoltura e Tartuficoltura grazie al Tiglio – Il miele e i tartufi non si incontrano per la prima volta in questo articolo, infatti da tempo il miele al tartufo è una specialità  consolidata. Oggi però non ne andremo a parlare sotto il profilo strettamente gastronomico ma bensì su quello colturale, trattando l’argomento Tiglio e api, che rientrano nei binomi, quali la coltivazione della lavanda o dell’asparago selvatico , che sovente abbiamo affrontato nell’ambito della tartuficoltura.

Il Tiglio Selvatico è un albero di seconda grandezza con altezza fino a 25 m, con rami dalla corteccia grigia o marrone, foglie decidue, alterne, di colore verde brillante, glauche sulla pagina inferiore, con ciuffetti di peli rossici negli angoli delle nervatura, ovate-cordate, asimmetriche, fiori bratteati, profumati, primaverili, riuniti in infiorescenze ascellari, frutti con costole poco visibili ed endocarpo fragile. Le gemme sono alterne, globose, inizialmente di color verde poi rossastre, con solo due scaglie visibili.

È una tipica specie con areale europeo. È diffusa dalla Spagna (Paesi Baschi, Catalogna, Pirenei) agli Urali quasi senza soluzione di continuità. A nord si spinge fino alla Finlandia meridionale, alla Svezia centro – meridionale, alle coste norvegesi e al sud della Scozia. È presente nei balcani fino alla Grecia settentrionale e in Corsica. Areali disgiunti in Crimea e Caucaso.
In Italia è presente sull’arco Alpino e sull’Appennino fino alla Basilicata. In Val Padana si limita all’alta pianura, mentre è assente nella bassa pianura. In montagna si spinge fino a circa 1.500 metri. Molto raro nella zona mediterranea.

Il Tiglio Selvatico entra in simbiosi con:

caratteristiche organolettiche: del miele di tiglio 

 cristallizza in ritardo formando per lo più cristalli grossi e irregolari. Il colore va da ambra chiaro a ambra, con riflessi giallo-verdi nei mieli più puri, quando è liquido; quando è cristallizzato da avorio a beige.Odore è di intensità media-forte. Così al gusto, ed è molto persistente.

Alcune parole o espressioni usate per descrivere l’odore: 

  • fresco,
  • mentolato,
  • balsamico,
  • incenso, 
  • resina

Alcune parole o espressioni usate per descrivere il gusto/aroma

  • rinfrescante, 
  • mentolo e canfora, 
  • noce fresca,
  • erbe officinali,
  • salvia e lime con un finale agrumato e amaro.

 

Come diventare apicoltore

La pratica dell’apicoltura non può essere improvvisata in quanto ha delle solide basi in discipline come la biologia, l’ecologia e la botanica . È impossibile comprendere appieno le tecniche apistiche se non si conosce lo sviluppo delle api e come le api si relazionano all’ambiente esterno, o se non si conoscono le fioriture di un dato territorio.

Giusto per fare un esempio possiamo citare alcuni aspetti della biologia che hanno implicazioni pratiche:

– Ciclo vitale dell’operaia: conoscere il ciclo vitale delle api operaie, saper distinguere i vari stadi della covata, es covata opercolata, ci permette di fare previsioni dopo quanti giorni avremo bottinatrici, quindi sapere

– Ciclo vitale della regina: entro un certo periodo di tempo le larve destinate a diventare api operaie sono identiche a quelle che si svilupperanno in regine. Le colonie orfane, cioè prive di regine tendono ad allevare numerose regine. Questi fatto può essere sfruttati per l’allevamento intensivo di api regine.

Un buon inizio può essere la lettura di un manuale di apicoltura  oppure On line è possibile trovare tantissimo materiale, specialmente nei siti di associazioni di apicoltori o di enti regionali.

Fonti: mercatinodelmiele.com   mieliditalia.it