La rovere (Quercus petraea)

La rovere (Quercus petraea)

La rovere è una quercia semi-caducifoglia di prima grandezza, appartenente alla famiglia delle Fagacee. Molto simile alla Farnia con cui si ibrida spesso dando origine a degli alberi di difficile determinazione. Presenta una chioma più aperta della Farnia, con rami patenti più dritti. Si differenzia dalla roverella per le dimensioni del fusto e per il lato inferiore delle foglie (glabro) che sono semplici, decidue, di forma ellittica, con margine lobato e 5-8 paia di lobi arrotondati, senza peli. L’apice è ottuso e arrotondato. La pagina superiore è verde lucido, quella inferiore più pallida.
Il tronco è eretto, robusto e slanciato, ramificato solo nella parte superiore. I rami sono molto nodosi e formano una corona densa, globosa e regolare. I rami giovani non sono pelosi. La sua chioma si espande verso l’alto raggiungendo un’altezza di 30-40 metri in bosco.
È una quercia dalla discreta longevità, raggiunge infatti i 500-800 anni d’età e le dimensioni massime definitive vengono raggiunte a 120-200 anni.

Corteccia
Grigia, liscia, poi fessurata longitudinalmente.

Frutti
Il suo frutto è la classica ghianda, con pericarpo oblungo, giallo bruno e lucente.
Di forma ovoidale, lunghe fino a 2,5 centimetri, sono protette solo nel terzo inferiore da una cupola a squame piccole e appressate. Nel rovere il frutto è sessile, a differenza della roverella i cui frutti presentano un peduncolo assai corto e della farnia (le cui ghiande sono portate da un lungo peduncolo).

Distribuzione e habitat
Il suo areale va dall’Europa centrale a quella nord-orientale, anche se è meno esteso di quello della Farnia. In Italia è presente nelle vallate alpine e pre-alpine e nell’Appennino. In Basilicata, Puglia, Calabria e Sicilia cresce in boschi mesofili la subspecie Q. petraea subsp. austrotyrrhenica. Nei pressi di Umbertide (PG), esiste un bosco di Rovere, di probabile origine artificiale; in Italia sarebbe la specie tipica del piano collinare e montano inferiore (300–1100 m), se l’antropizzazione subita dal bosco negli ultimi secoli non avesse introdotto il castagno al suo posto.

Il nome specifico (petraea) indicherebbe proprio il fatto che la pianta ama i luoghi pietrosi ben drenati.

La rovere è tollerante la siccità grazie al suo apparato radicale profondo, a differenza della farnia, che tollera un ristagno idrico di 100 giorni consecutivi; trova l’ottimo di diffusione in suoli sciolti e sabbiosi in cui non vi è possibilità di marciume radicale causato dall’acqua, ha inoltre una lieve preferenza per i substrati acidi. Teme le gelate tardive.

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