Il sesto d’impianto

Il sesto d’impianto

Il sesto d’impianto – In Tartuficoltura, il sesto d’impianto è generalmente impostato con criteri geometrici, distribuendo le piante in allineamenti paralleli, detti file o filari, separati da fasce rettangolari dette interfile. Gli scopi della distribuzione geometrica sono molteplici, ma in generale si riconducono ai seguenti:

  • rendere omogenea la distribuzione delle risorse in termini di illuminazione, elementi nutritivi e disponibilità idrica, allo scopo di ottimizzare il grado di sfruttamento delle risorse e il grado di competizione intraspecifica tra le piante;
  • razionalizzare l’esecuzione delle operazioni colturali, con particolare riferimento a quelle eseguite meccanicamente;
  • razionalizzare l’installazione di manufatti e impianti, come le strutture di sostegno e gli impianti d’irrigazione;
  • adattare la piantagione a condizioni ambientali specifiche che possono causare danni economici o impatto sull’ambiente (disposizione rispetto ai venti dominanti, giacitura del terreno e suscettività all’erosione, esposizione rispetto ai punti cardinali);
  • sfruttare eventuali consociazioni tra colture erbacee e arboree.

Le disposizioni geometriche adottate

Sesto in quadrato: le piante sono disposte a intervalli regolari secondo un reticolo a maglie quadrate, con interdistanze uguali tra le file e lungo le file. Con questa disposizione si perde la distinzione tra filari. Il sesto in quadrato è ampiamente sfruttato per specie eliofile in forme di allevamento espanse. È altresì ricorrente nella selvicoltura intensiva. Questa disposizione è sfruttata per le operazioni meccaniche, in particolare le lavorazioni, “in croce”, ovvero alternando i passaggi in senso ortogonale.

Sesto a rettangolo: le piante sono disposte a intervalli regolari secondo un reticolo a maglie rettangolari. A parità di investimento (numero di piante per unità di superficie), rispetto al sesto in quadrato, si riducono le distanze lungo la fila e si aumentano le distanze tra le file. Questa disposizione è ampiamente sfruttata in viticoltura e nella frutticoltura, con forme di allevamento a parete oppure a volume espanso ma con chioma contenuta e risponde fondamentalmente alle esigenze di meccanizzazione e di installazione di impianti e manufatti

Sesto a quinconce: le piante sono disposte a intervalli regolari secondo un reticolo a maglie triangolari. La disposizione delle piante è sfasata in modo che ogni pianta si trovi al vertice di un triangolo isoscele rispetto alle due piante contrapposte del filare adiacente. Questa disposizione riduce la competizione intraspecifica rispetto alla disposizione a rettangolo e permette perciò un leggero incremento dell’investimento.

Alcuni esempi di densità d’impianto:

  • tartufaia di Melanosporum a 5 m x 5 m  =  400 piante
  • tartufaia di Uncinatum a 3 m x 4 m= 833 piante
  • tartufaia di Uncinatum a 4 m x 4 m = 625 piante
  • tartufaia di Macrosporum a 3 m x 3 m = 1111 piante
  • tartufaia di Macrosporum a 3 m x 2 m = 1667 piante