Willy il Pointer : Una storia vera

Willy il Pointer : Una storia vera

Willy il Pointer : Willy è un pointer, un segugio esperto in tartufi. La sua idea di felicità è un appezzamento di terreno dove possa scavare buche in cui infilare la testa e capire se possa cavarne fuori qualcosa. Tutto finisce (o inizia) nel torrido agosto del 2013. Tonino parte per una vacanza, lasciando ad amici il compito di accudire il suo cane. Appena nato era stato in una piccola casa con dei parenti di Tonino per qualche tempo, quello utile a distruggere divani e oggetti di ogni sorta, prima di essere portato in campagna. Di fatto Willy non ha conosciuto cattività e a quella campagna ci si abitua, si fa “le sue amicizie” e attende come un’epifania l’arrivo settimanale di Tonino, che lì ha un casale. Ogni domenica sera, quando la macchina imbocca il sentiero per tornare alla civiltà, Willy ci resta attaccato, rincorrendola finché può. Una di quelle domeniche, l’ultima, lo fa con una tale foga che Tonino è costretto ad accostare, scendere, e venire meno all’idea naturale che un cane stia meglio in un posto naturale, un posto come quello. Lo sa pure lui che lasciarlo lì sarebbe la cosa giusta, ma qualcosa pulsa dentro, e lui asseconda.
Due minuti dopo Willy è sul sedile posteriore e puzza di una puzza che Tonino, per l’affetto, da quel giorno non sentirà più. I cattivi odori, è cosa nota, hanno un solo antidoto infallibile: l’affetto. Willy ruba il cibo dai piatti in casa, è un cane villano, nel senso che usa i modi della sopravvivenza in sostituzione a quelli da animale addomesticato. Ma Tonino sembra adorare quella vena indisciplinata, forse perché è pure la sua, il che lo porta a qualche battibecco con la moglie, non proprio d’accordo con l’idea che un cane possa rubarti quella salsiccia che stai mangiando e rimanere impunito. Per tre anni sono inseparabili, camminano in città senza il bisogno di guinzaglio, si seguono a vicenda.
Antonio è un uomo cui piace prendere le cose di petto, non sa fare tutto, ma si rapporta ad ogni cosa che non conosca con una tale immediatezza da darti l’impressione di avere tutto sotto controllo. Non è tipo da mezze misure, manda a quel paese un tizio con la stessa facilità con cui si innamora perdutamente di un cane e tutte e due le cose finiscono per sembrare normali.
Tonino per chi lo conosce da più di dieci minuti, ama così profondamente Willy da averci un rapporto che valica i limiti della differenza genetica tra uomo e cane quella logica per la quale una leccata di un cane sul viso diventa automaticamente un bacio.

Parc naturel régional du Livradois-Forez, Auvergne, France (Livradois Forez Regional Nature Park, near Salledes)

Willy sparisce
Tutto finisce (o inizia) nel torrido agosto del 2013. Tonino parte per una vacanza, lasciando ad amici il compito di accudire il suo cane.

Al quarto giorno d’attesa di quel caldo agosto, non vedendo arrivare il padrone Willy manifesta, forse per la prima volta nella sua vita, l’insofferenza alla distanza. Capita ad ogni partner, pure il più paziente e mansueto, di sentirsi abbandonati. Coglie un momento di disattenzione di chi si dovrebbe prendere cura di lui e, semplicemente, scappa. Non si sa dove va, non staremmo raccontando questa storia se così fosse, ma si sa solo che se ne va. Sembra impensabile che un cane così non sappia ritrovare la strada di casa, in fondo è un segugio ed è quello il motivo per cui, dopo qualche settimana, si da per scontata la sentenza che Willy sia stato adottato da un’altra famiglia (non ha collare e microchip), oppure che sia morto, spiegazione molto più tragica ma prevedibile. Glielo dicono tutti, con voce attenuata, perché Tonino pure nelle reazioni non è esattamente conciliante e un fatto del genere non vuole nemmeno sentirselo sussurrare. Comincia le ricerche e le porta avanti, indagini in silenzio che continuano quando chiunque penserebbe siano concluse. La procedura è standard: ogni santissima sera prende un computer di quelli piccoli, che tra le sue mani diventa minuscolo, digitando su Google una ricerca standard: Pointer disperso. Nei mesi successivi impara a conoscere a memoria l’anatomia e le caratteristiche di tutti i Pointer di razza pura e incroci vari delle prime dieci pagine di Google immagini. Arriva qualche segnalazione, telefonate di avvistamenti, ma nulla di concreto e Tonino fa gesti estremi, al punto da stampare manifesti diretti, con messaggi concisi come lui: “Trovatemi il cane!”. Li attacca in tutta la città ma niente, nemmeno l’arrivo di uno dei piccoli cuccioli nati dall’accoppiamento di Willy sembra portargli consolazione. L’affetto c’è, ma quella pagina Facebook dedicata a Willy il Pointer continua ad essere il risultato di una spasmodica ricerca, che non sembra trovare resa.

willy riconosciutoContate un anno e mezzo, 18 mesi, più di 500 giorni, circa 500 ore di navigazione internet. Una sera di inizio gennaio 2015 Tonino sta blandamente portando a compimento la prassi della ricerca, le palpebre che cominciavano a calare per il sonno, quando un’immagine improvvisa lo porta a un sussulto che gli fa esclamare “oilloc’, ‘o cane mio!”. Superato lo scetticismo iniziale (soprattutto di chi gli sta intorno), contatta immediatamente il gruppo Facebook che ha pubblicato la foto, senza il minimo dubbio che quel cane non sia Willy. E la notizia non sta solo nel fatto che sia Willy, ma nell’epico viaggio che il cane porta a termine, degno della perseveranza di Argo. Senza una meta arriva da Napoli a Torre Annunziata (quasi 40 chilometri). Qui, stanco e dimagrito, viene recuperato dopo tre mesi da un gruppo che agisce per preservare animali trovati in strada. Non bastasse ciò, viene scelto da una persona a Genova, prima di trovare rifugio presso una famiglia di Genova che decide di adottarlo, ribattezzandolo col nome di Raul. Una famiglia che in un primo momento decide di tenere il cane, giustamente, nonostante la pressione di Tonino sia evidente, prima di fermarsi davanti al blocco della presenza dei bambini.

Sembra oggettivamente tutto finito, con la consolazione per un uomo grande e grosso di essersi sincerato il suo cane, suo figlio, stia bene. Eppure con l’amaro in bocca, la consapevolezza di non poterlo abbracciare, forse non volerlo abbracciare nemmeno una volta, perché dopo non saprebbe più farne a meno. Fino a quando, dopo poche settimane, non arriva una telefonata: è la stessa famiglia di Genova a contattarlo: “Il cane deve stare con te,” gli dicono. Qui si apre il capitolo finale di questa storia, fatto dell’irrefrenabile voglia di accorciare le distanze durante il viaggio, le mani fredde e sudate al solo pensiero di rivederlo, forse una paura latente che Willy possa non riconoscerlo. Il video che vedrete (qui) testimonia naturalmente il contrario. Guardandolo provate a notare, oltre all’emozione incontenibile e all’inquadratura un po’ mossa, il silenzio assoluto di Tonino, la completa incapacità di aprire bocca.

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