Perchè il Tesserino ha Costi Diversi per ogni Regione?

Il tesserino che abilita il tartufaio alla cerca e raccolta del tartufo sull’intero territorio nazionale attesta che il possessore  è a conoscenza delle pratiche ed i regolamenti posti a tutela dell’ habitat tartufigeno e a  fronte di questo si impegna a rinnovare annualmente lo stesso. Ma a che titolo ci viene richiesto di effettuare questo versamento?

La risposta non è affatto scontata. Di fatti i costi variano da regione a regione e in taluni casi è addirittura gratuito. Per confutare le ragioni che si pongono alla base di questo quesito è necessario comprendere al meglio le differenze tra tassa, tributo e imposte. Non prima, però, di alcune doverose premesse. Gli introiti che la  regione percepiscono da essi devono essere destinate alla tutela del patrimonio tartufigeno territoriale  per azioni di carattere ambientale e/o promozionale, come può esserlo una fiera.

In merito a codeste, le regioni destinano tra le altre cose, parte di questi proventi per sovvenzionare le associazioni di categoria. Di fatti chi è iscritto ad una di queste organizzazioni può scorporare dal costo del tesserino il contributo che gli enti hanno per loro riservato

ESEMPIO

Se il tartufaio X paga alla regione Y 150€ per il rinnovo annuale del tesserino, e Y destinerà 10€ per un associazione di cavatori,  X che è iscritto ad uno di questi enti, deve in realtà alla regione 140€

In merito a questo possiamo prendere a modello il Piemonte che ha disposto proprio la cifra  presa in ipotesi per destinarla ai contributi a disposizione degli agricoltori che sono in possesso di alberi in simbiosi con il Tuber Magnatum Pico o l’Abruzzo che li ha impiegati per realizzare una  mostra mercato .

Assodato questo, e risaputo che non è dovuto alcun supplemento per andare in libera cerca in altre zone della nostra penisola in cui non siamo residenti vengono a mancare i presupposti per il quale siamo tenuti ad elargire questa quota. Essendo quest’ultima  comparabile all’aliquota iva Cioè l’ imposta sul valore aggiunto, che in concreto chi acquista dall’estero non è tenuto a versare.

IL QUESITO

Se risiedo in Molise, e per questo devo emettere 160€ in favore del mio territorio, la  logica mi porta a pensare che mi sia vietato andare a tartufi nella mia regione nel caso non li elargissi. Ma cosa mi vieta, nel caso non lo effettuassi, di andare in cerca un altra regione a cui comunque non dovrei nulla?

La dove dovesse venire a concretizzarsi, ha posto in essere tale obbligo , almeno per il momento, solo ed esclusivamente la Toscana che prevede il ripetersi degli esami ogni decennio, se non vado errato. Anche se ad Onor del vero nulla vieta di conseguire l’esame in un altra regione. Anche in questo caso

TRIBUTI

Indicativo di “Entrate da prestazioni patrimoniali coattive” imposte da Stato, enti, o strutture Pubbliche, che allo scopo esercitano la “podestà impositiva” atta al soddisfacimento della spesa pubblica.

IMPOSTA

Entrate da gettito “collettivo” ed “indistinto” che rientrano nella “fiscalità generale” usata dallo Stato per erogare servizi pubblici (stipendi di pubblici dipendenti, lavori di pubblica utilità, realizzazione di infrastrutture, ecc.).

TASSE

Entrate da gettito “individuale finalizzato”, la cui somma serve ad ottenere vantaggi riservati al soggetto che le versa, si applicano secondo il principio della “controprestazione” per cui si paga un “quantum” all’ente pubblico per ottenere la prestazione richiesta, la cifra non dipende dalla capacità contributiva del soggetto