Stanno Trasformando il Lagotto Romagnolo in un Cane da Salotto
Il mondo del tartufo vive da sempre di macro contradizioni, dai quali è difficile scindere, tanto che una di esse è frutto di un destino trovato sulla strada intrapresa per evitarlo. Parlo del lavoro egregiamente svolto da persone del calibro di Morsiani, Landi, Bosi e Zavagli. Solo per citarne alcuni, a cui oggi gli allevatori stanno letteralmente voltando le spalle in nome della MODA.
A testimonianza di questo vi è un l’ineluttabile incongruenza che vede protagonisti i tartufai, che svolgono un attività di nicchia, in netta contrapposizione con l’interesse a livello internazionale verso la razza, tanto da figurare nelle top ten delle più richieste nel continente europeo.
La mia indignazione ( senza virgolette) scaturisce, tra le altre cose, dal fatto che questo sta portando ad un affannosa ricerca estetica a discapito del suo lavoro, che grazie ad allevatori con la A maiuscola ha portato il Lagotto Romagnolo ad essere riconosciuto come cane da tartufi
Ed è proprio in virtù di siffatto motivo che per questo articolo ho preferito un affermazione anziché un titolo. Coadiuvato, come se non fosse sufficiente, dal dizionario, che alla parola MODA attribuisce tale significato:
Fenomeno sociale che consiste nell’affermarsi, in un determinato momento storico e in una data area geografica e culturale modelli estetici.
Oltre tutto questi pseudo allevatori, alla luce del sole, in più di un occasione, criminalizzano i tartufai specificando a lettere cubitali che le loro cucciolate non vengono cedute a chi svolge tale attività.
Nella foto di copertina il lagotto Romagnolo “Vespa” classe 1950. Con i suoi cuccioli nati da 15 giorni. Una campionessa da tartufi di proprietà della famiglia Bosi.