Monache tartufi e altri strani racconti

Monache tartufi e altri strani racconti

Monache tartufi e altri strani racconti – Il tartufo è ancora oggi avvolto in un alone di mistero, parte delle storie che si sentono ancora oggi sono dovute per la maggior parte al fatto che non si riusciva a ricondurre il tartufo al regno dei funghi, quindi se ne sono dette molte come molti di voi già sapranno. Solo per citarne alcune si pensava che era un frutto scatenato da un fulmine, o una malattia della terra, addirittura qualcuno – per via del suo odore – ha pensato che fosse un prodotto delle streghe, tanto è vero che vi è stato un periodo in cui la chiesa ne ha espressamente vietato il suo consumo.

Tra le tante leggende che ho sentito e riportato sul sito in questi anni questa che vi andrò a proporre oggi mi ha colpito particolarmente per la sua eccentricità. E’ stato pubblicato sul Giornale Politico Popolare Lo Zenzero il 13 luglio 1862 n 116, in cui il narratore ci spiega come si cercano i tartufi. storie-tartufi

Io Maso Duro, bene operai, abbandonati i Vandali, a ripararmi alla cima di questo Monte per veder da lontano gli uomini della giornata e i gran giuochi del caso e della sorte e la solita caccia dei tartufi nel sacco della quale ricordo le nostre favole antiche. Non la conoscete la caccia dei tartufi? Ve la insegnerò io, quantunque con mio discapito grande, perché quando l’avrete saputa o Lettori, mi chiamerete di certo mala lingua e griderete allo scandalo.

La caccia dei tartufi si fa così. Prepararsi un sacco vuoto e capace nel quale abbia pisciato una Monaca: nel fondo si pongono 3 foglie dell’Erba-Diana che trovasi in Val di Bisenzio: si prepara una grossa nicchia marina che possa far voce di tromba e si parte di sera a tempo quieto in montagna. Armato di questi arnesi il cacciatore aspetterà l’ora nella quale venne al mondo Gesù, ossia la mezza notte e allora aprirà il sacco e lo porrà tra le sue gambe, tenendolo aperto e darà in pari tempo fiato alla picchia e suonerà ad intervalli. Non appena i tartufi avranno udito il rimbombo, usciran fuori dalle buche e tirati dalla incantagione verranno a riporsi a precipizio nel sacco il quale dopo breve indugio sarà ripieno. Allora il cacciatore lo serrerà bene alla bocca, con una cordicina perchè i tartufi rimarranno, si mansueti finchè giudicheranno aperta l’uscita. Come però s’accorgeranno d’esser legati e rinchiusi, cominceranno a dibattersi ma sarà tardi.