Marta Libaratoscioli :allevare il Lagotto – intervista

Marta Libaratoscioli :allevare il Lagotto – intervista

Marta Libaratoscioli – Rocco Auriti, studente di ingegneria meccanica, e Marta Liberatoscioli , studentessa di medicina veterinaria.Uniti nella vita e nella  passione per i cani.

Com’è nata la passione  e la successiva decisione di dare vita ad un allevamento di Lagotti Romagnoli?

La passione per i cani credo sia nata assieme a me, mi è sempre piaciuto lavorare con loro e insegnare piccole cose anche da bambina, poi mi sono ritrovata per ragioni di famiglia immersa nel mondo del lagotto, ho potuto seguire bene un allevatore importante per molti anni, vedendo nascere e crescere cucciolate, cercando di capire le dinamiche di selezione e facendomi un’idea di chi è un lagotto. E’ stato Rocco a decidere di allevare dato che aveva una splendida femmina di ottime linee e capacità sul lavoro, io da allora l’ho sempre seguito e aiutato.

Cosa rispondete ai tartufai che accusano il lagotto di essere un cane da pensionati o da tartufai della domenica?

per chi pensa che il lagotto sia lento o sensibile dico solo che allora il problema non è il cane ma il conduttore, ci sta che si abbiano gusti differenti quando si lavora con un cane ma non si può classificare un cane in questo modo solo per il proprio gusto. Le capacità del lagotto sono indiscusse, può forse piacere meno ma non si può dire che non sia il miglior cane da tartufi. Un buon lagotto (e sottolineo buono) ha la giusta velocità, il giusto movimento, la giusta attitudine al lavoro, non andrà forzato, solo guidato e spesso sarà lui ad insegnare a noi, sarà in grado di lavorare per ore.

 Un allevamento può essere considerato come un opportunità di lavoro in tempo di crisi?

Un allevamento è prima di tutto passione, quindi investire tempo e soldi, direi che se lo si fa come si deve facendo tutti i controlli sulla salute, dando cibi di qualità e spendendo tempo con i cani e con i cuccioli la mia risposta è no, no ci si guadagna. Tutto quello che entra va inevitabilmente a coprire le spese e reinvestito per i cani. Parlo ovviamente di allevamento serio, non di una fabbrica di cuccioli che ne sforna 50 l’anno.

Cosa vi sentireste di consigliare a chi  cela il vostro stesso  sogno?

di frequentare il club di razza, che credo sia uno dei pochi in Italia veramente validi per imparare qualcosa sul lagotto, che si impegna in una selezione corretta. E di metterci anima e corpo.

Cosa possono  invidiare gli allevatori italiani  nel confronto coi colleghi  di altre nazioni?

per quanto riguarda il lagotto nulla, in Italia abbiamo ottime linee, all’estero in alcuni paesi stanno facendo un buon lavoro ma inevitabilmente mancherà sempre la parte più importante: testare le attitudini lavorative del cane.

Che caratteristiche deve avere un allevatore per definirsi tale?

Deve riprodurre secondo un criterio, non a casaccio perchè ha una femmina e un maschio. Deve conoscere la razza e sapere esattamente quello che sta facendo e perchè.

Lascia un commento