Cane da tartufi muore dopo ore di agonia per un boccone avvelenato con antigelo

Francesco Moruzzi, appassionato  tartufaio, insieme a lui c’era sempre la sua fidata amica a quattro zampe Gianna ( nella foto di copertina), una cagnolina di due anni. Gianni è morta due giorni fa, in una clinica veterinaria, per una polpetta avvelenata con ’glicole etilenico’, un liquido incolore, dal sapore e odore dolciastri, utilizzato per i vetri delle auto e come sbrina ghiaccio.

L’incubo di Moruzzi e del suo amato cane è iniziato sabato scorso, a Pianoro, nei pressi della Fondovalle Savena, nel bosco dell’area faunistico venatoria del Fungarino. “Era un sabato come gli altri. Io e Gianna eravamo felici e siamo andati nel solito posto alla ricerca dei tartufi. Ad un certo punto mi sono accorto che Gianna aveva mangiato qualcosa per terra, pensavo fosse un croccantino o simile e comunque ora che me ne ero accorto l’aveva già trangugiato – racconta l’avvocato Moruzzi che, ieri mattina, ha sporto denuncia ai carabinieri -.

Abbiamo continuato la passeggiata e siamo tornati a casa. Vedevo Gianna mogia, pensavo fosse stanchezza. Poi ha iniziato a collassare e avere crisi epilettiche. Ho chiamato il veterinario e, in poco tempo, visto l’aggravarsi repentino delle sue condizioni, l’ho portata alla clinica veterinaria. Qui è stata presa in carico e curata con farmaci. A questi, però, Gianna non ha mai risposto ed è morta per intossicazione e avvelenamento si suppone appunto da glicole etilenico, una sostanza che di certo non si trova in un bosco, neanche per caso”.

Moruzzi, tra il dolore per la perdita dell’amata cagnolina e lo sconforto, aggiunge: “Ci conosciamo tutti noi che andiamo a tartufi. Ci conoscono anche i cacciatori e c’è un preciso codice d’onore che sancisce che gli animali sono sacri. Sono certo, dunque, non sia stato un gesto fatto da nessuna di queste persone. Non è la prima v

olta che vogliono danneggiarci: tempo fa nell’area dove si sa che parcheggiamo noi tartufai avevano tagliato le gomme di tutte le auto in sosta. Non spetta a noi fare le indagini e scoprire chi abbia fatto questo gesto spietato e deprecabile. Starà alle forze dell’ordine. A me piacerebbe, però, coinvolgere l’amministrazione comunale in qualche iniziativa, sit-in con volantinaggio o marce, per sensibilizzare i residenti sulle nostre attività e su chi siamo. Non nuociamo a nessuno ed anzi, con la nostra cerca nei boschi, portiamo sulle tavole una prelibatezza quale il tartufo. Ricordo che la cavatura del tartufo in Italia è di recente stata accreditata dall’Unesco come attività patrimonio dell’umanità”.

Fonte:  ilrestodelcarlino.it