Alfonso Ceccarelli, il falsario che scrisse il primo libro sui tartufi

Una vita dedita al gioco audace e pericoloso della  sofisticazione storica
la falsificazione di documenti, la creazione e l’invenzione dal nulla di fonti storiche fino alla  manipolazione dei testamenti

«Perciò ordiniamo che egli venga condotto al luogo stabilito per l’esecuzione delle sentenze capitali e lì per mano del boia la testa gli venga mozzata dalle spalle, in modo tale che muoia e l’anima sia separata dal corpo»

La definizione data nel titolo è quella che più si adatta ad Alfonso Ceccarelli. In specie alla sentenza che conclude il processo contro le sue falsificazioni di documenti, la creazione e l’invenzione  dal nulla di storici autorevoli quali fonti storiche fino alla  manipolazione di testamenti. Sarà proprio quest’ultimo ad essergli  fatale; ok l’adulterare la storia  ma guai a toccare gli interessi concreti delle famiglie, specie se nobili; e a tal proposito è la sua nobiltà famigliare a salvarlo dalla forca , e a destinarlo non all’impiccagione ma alla decollazione. 

Alfonso nasce a Bevagna il 21 febbraio 1532, da Claudio di Nicola, stimato e autorevole notaio, e da Tarpea dell’illustre casato dei conti Spetia,figlia di Liberato e Lucrezia Rainaldi. Dopo la laurea in medicina, divenuto secondo il titolo di allora Medicus physicus, nel 1551 sposa in contratto Imperia Ciccoli, e le nozze, che secondo il costume del tempo saranno consumate solo nel 1553, gli darà nove figli

 

Dapprima esercita la professione medica a Bevagna, nel 1558 si sposta a Giano dell’Umbria, ma dopo un anno di onorevole «condotta» nella località limitrofa, torna a Bevagna, nel 1559,dove comincia a scrivere di geografia a e di botanica; quindi esercita la professione a San Gemini, Orte, Orvieto e persino a Nepi e a Canzano di Teramo. Forse,scrive il suo maggior biografo, un«sintomo di intima irrequietezza». 

Nel 1562 Alfonso si reca a Roma per la prima volta, membro di una delegazione bevanate inviata a Pio IV, probabilmente per ottenere per Bevagna la qualifica di «Città». Nel 1560, pur facendo il medico con scienza e coscienza, ha pronto uno studio sul fiume Clitunno, suggestivo corso d’acqua celebrato fin dall’antichità da grandi poeti e autori latini.Saggio che abbandona.

Nel 1564 pubblica a Padova il saggio sui tartufi : “Opusculum de Tuberibus”, scritto precedentemente, che è ad oggi il più antico trattato di micologia stampato.