Tartufi Croati spacciati per Piemontesi – 9 sotto processo

Tartufi Croati spacciati per Piemontesi – 9 sotto processo

Tartufi Croati spacciati per Piemontesi – ASTI
23/02/2014

Il nome più noto è quello di Alessandro Romanelli, 50 anni, titolare della ditta «Sandrino tartufi», uno dei mediatori di «trifole» più conosciuto. Ma gli imputati al processo per una presunta frode in commercio che ha preso il via in tribunale sono complessivamente 9: insieme a «Sandrino», nel capo d’imputazione compaiono i nomi dei «cercatori» e commercianti Flavio Bordizzo, 66 anni, Raffaele D’Addio, 71, Albina Chiavarino, 62, Ugo Cauda, 50, Emanuela Robaldo, 36, Rosanna Valle, 59 (omonima del consigliere regionale), Davide Curzietti, 53 e Franco Canta, 51.

Il giudice Bosticco ieri, dopo aver affrontato alcune questioni preliminari ha rinviato il dibattimento al 21 marzo, quando dovrebbero essere sentiti i primi testimoni. Secondo la procura, che basa le contestazioni sulle indagini del nucleo di polizia ambientale di Asti, tra il 2010 e il 2011 svariati chili di tartufo bianco croato e molisano sarebbero stati venduti dagli imputati a ristoratori, enti pubblici, mediatori e consumatori privati spacciandoli per «Tuber magnatum pico» raccolti in Piemonte.

Per Romanelli, l’accusa riguarda in particolare la vendita di complessivi sette chili di trifole al Comune di Asti, ad un paio di ristoranti astigiani e ad un locale di New York. Per quest’ultima imputazione potrebbero però non esservi le condizioni di «procedibilità giuridica», visto che la presunta frode sarebbe avvenuta all’estero.

Secco il commento dell’avvocato Maurizio Lattanzio, legale di Romanelli: «Contestiamo radicalmente le accuse. Chi ha comprato tartufi dal mio cliente ha già spiegato a verbale di non aver chiesto “tartufo d’Alba”, ma semplicemente “tartufo bianco buono”. Esattamente ciò che ha fornito Sandrino, sulla cui credibilità come commerciante non si può discutere». Lattanzio inoltre puntualizza: «Il tartufo d’Alba o piemontese non è un marchio registrato. Non esiste un consorzio di tutela o simili. Non stiamo parlando di vini. Qualunque tartufo bianco può essere definito “d’Alba”. Il termine non indica una provenienza geografica, ma una tipologia di prodotto». Respinge la tesi della procura anche l’avvocato Alberto Avidano, difensore di Rosanna Valle: «Chiariremo tutto. Non c’è stata alcuna frode in commercio».

Fonte: La Stampa

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