Teem – Un cacciatore di tesori – racconto

Teem – Un cacciatore di tesori

Teem – Questa storia è parte di un racconto scritto da Rudyard Kipling e pubblicato sul libro Due Storie di Cani.Nel 1935. E’ possibile leggerne un’anteprima sul books.google.it a questo link: (QUI)

C’è un signorotto di francia – meglio incontrarlo per scelta che per caso, dove c’è tempo di svoltare e spazio per fuggire. E’ nato, è stato tirato su ed è adatto al lavoro di guidare il bestiame. Lo chiamano Monsieur Bouvier de Brie. “Cosa? – Brie?” Si, Brie. “Da dove ha origine quel formaggio?” Oui! Oui! Oui! ma il suo nome è noto in tutta la Gallia come il cane più coraggioso e leale, pensava alla vita, all’amore, all’arte e soprattutto a Bouvier de Brie – “Il mio amico, il visconte Bouvier de Brie”.

Nulla avrebbe mai potuto impedire alla mia adorata madre di richiedere immediatamente lo zuccherino che sostituiva alla sua adeguata ricompensa per ogni tartufo che trovava. Il mio riverito padre, d’altro canto, si accontentava della semplice pratica della sua arte. Non appena Pierre, il nostro padrone, si chinava per scavare nel posto indicato, mio padre si lasciava andare all’esultanza più totale e più sfrenata.

Da mio padre, ho ereditato il naso e, forse, un tocco di genio. Da mia madre, una filosofia pratica senza la quale anche il genio è solo un uccello privo di un’ala.

Nell’aspetto fisico? I miei genitori hanno origine da una razza costituita dagli esemplari più dotati di varie specie. Oggi Ormai ci sono pochi casi del fior fiore di questa tipologia – di un lussurioso color dorato, con un’ombra di fulvo; orecchie dritte e aperte; un’arcata sopraccigliare ampia e sensibile; occhi dallo sguardo intenso ma affabile, e un naso che è di per sé fonte di ispirazione è di guida infallibile. C’è allora di che meravigliarsi se i miei genitori si tengono a distanza dalla folla? Non è che io voglia prendere alla leggera quei degni artigiani che sono stati formati da persone per andare in cerca di tartufi. Sono di molti tipi e possiedono innumerevoli virtù, ma non il naso – questo dono non può essere trasmesso.

E per quanto riguarda me? Non sono grosso. Alla nascita, a dire il vero, ero noto come il nano; Ma ben presto i successi che riuscii a conseguire mi valsero il titolo di L’Abbé. E’ stato facile. Non ricordo di essere mai stato formato da nessuna persona. Guardavo, imitavo e, al bisogno, miglioravo la tecnica dei miei genitori tra i boschetti di esili querce del mio paese, dove si trovano i migliori tartufi: quel che agli occhi del mondo sembra una sbalorditiva catena di miracoli, per me non era più difficile che rotolarsi tra la polvere.

Le mie piccole zampette erano in grado di camminare al sole su e giù per le colline e per le alture pietrose dove lavoravamo. Il mio robusto pellame respingeva l’umidità, il vento e il freddo e la mia taglia mi permetteva, se necessario, di essere portato nell’ampia, utilissima tasca esterna del mio padrone.

Chi erano i miei compagni in quei giorni? All’inizio, erano Pluton e Dis – la coppia solenne e ben  assortita, di un lucido nero, con pappagorgia, che tirava la carriola di legno con cui il mio padrone portava i tartufi al bianco Chateau vicino al nostro villaggio, e a certi negozianti nella via della Fontana, dove le donne si fermavano a chiacchierare. Erano di ceppo contadino, di quel tipo dedito alla coltivazione dei cereali. Mi fecero capire il significato di quegli strani Oggetti Luccicanti, piatti e tondi e di quei pezzi di Carta Sottile che il mio padrone ed il suo amico nascondevano sotto le pietre del loro caminetto. Non solo i tartufi, ma anche altre cose, mi disse Pluton, alla fine si trasformano in quei tondini o in carta sottile.