Tartufai tutta una razza di succhialitri e di zingari

Tartufai tutta una razza di succhialitri e di zingari

Tartufai tutta una razza di succhialitri e di zingari – “Un tempo aveva creduto che i cercatori di tartufi fossero dei vagabondi “tutta una razza di succhialitri e di zingari”, invece in questi cercatori c’è una sorta di arte distillata sobriamente e segretamente. Un rito, il loro, che si compie di notte, che suggella un patto tra l’uomo e la natura: un dio Pan tra le ninfe dei boschi, un Dionisio che danza tra Baccanti.

Il tartufaio è un uomo perspicace, astuto, è un po’ segugio un po’ spia un po’ contrabbandiere. Facendo perdere le sue tracce nel cuor della notte, depista, inganna il vicino. Lui e il cane, prezioso, allevato ad hoc, dal naso affinato e raffinato. E quando il cane scova il tesoro, allora con delicatezza lo estrae per non sciuparlo e più è grosso e più è magico. La soddisfazione più grande è quando lo tira fuori da un sacchetto picolissimo, “gesto da venditore di gioielli più che da tartufaro” davanti ad un pubblico meravigliato che osserva l’oggetto del desiderio. E l’uomo palpa quel tubero molle e spugnoso “con stupefazione mista a un’ironia rancorosa. Perchè sa quanto vale quel gnocco di schiuma”.

Venderlo e venderlo bene, è il suo obiettivo, con l’orgoglio di avere tra le mani un capolavoro della natura, un pezzo di Langa.”

Dai versi di uno scrittore Piemontese

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