Racconto: Vita da tartufaio

Vita da tartufaio

A mio padre non era mai piaciuto un granchè dormire, figuriamoci la domenica quando poteva finalmente andare a tartufi.
Era un rito che partiva dalla sera, ancora prima di metterci a tavola, mia madre tagliava dei pezzetti di formaggio e li riponeva dentro ad un sacchetto mentre mio padre lucidava il vanghetto e sistemava i trasportini nella macchina, sopra ad essi sistemava le museruole e le ciotole per l’acqua. I cani guaivano sempre mentre faceva quelle operazioni, impazienti e scalpitanti in attesa che il sole sorgesse per poter cercare il tesoro nascosto sotto terra. I preparativi non erano mai abbastanza, a mia madre toccava il compito di stappare letteralmente mio padre dal capanno per fargli mangiare la cena che ormai si era freddata sulla tavola. Spesso mio padre prima di finire il salame ne metteva qualche pezzetto in mezzo al pane e lo riponeva dicendo che lo avrebbe mangiato come merenda nel bosco.
I preparativi continuavano anche mentre ero a letto, qualche volta i rumori mi svegliavano e i miei pensieri confusi dal sonno immaginavano già il suo rientro a casa sperando di scorgere dalla sua borsa un tartufo enorme.

In quei momenti non vedevo l’ora che arrivasse la stagione estiva perchè era l’unico periodo dell’anno in cui mio padre mi portava a tartufi con se. Alzarsi per me rimaneva un dramma, causa dell’impazienza che faceva ritardare il sonno , mio padre minacciava sempre di lasciarmi a casa e allora mi alzavo di scatto e urlavo che ero sveglio. L’aria fresca del mattino, avvolgente e stimolante, forse troppo stimolante, obbligava a tenere sempre dentro al cruscotto dell’auto un rotolo di carta igienica, cosa indispensabile.
A tal riguardo ricordo che una mattina un bisogno impellente spinse mio padre a chiedermi di badare ai cani per permettergli di nascondersi dietro ad un cespuglio. Pochi istanti più tardi lo sentii imprecare perchè Ciccio era andato a importunarlo in quel momento delicato, lo aveva leccato sul naso e a lui poco mancava che perdesse l’equilibrio. Si, la carta igienica è indispensabile.

Di cani a casa mia ne sono passati tanti ma a tutt’oggi Ciccio occupa un posto speciale nel mio cuore.
Ricordo come se fosse ieri quella testolina rotonda come il corpo spuntare dalla tasca del giaccone di mio padre, era buffissimo, aveva gli occhietti tondi e spauriti, le orecchiette basse e pigolava come un pulcino, aveva meno di 2 mesi ma era il più grasso della cucciolata, la madre stava abbandonando i suoi fratelli per poterlo nutrire. Quando lo estrasse dalla tasca e mi chiese cosa ne pensavo, io senza sapere cosa rispondere dissi la cosa più ovvia, è ciccio! Lui sollevò un sopracciglio e disse che era il nome più appropriato per lui, da lì per tutti lui fu Ciccio il meticcio. Con il nuovo membro della famiglia all’inizio non fu semplice convivere, non voleva carezze, non voleva essere importunato e assolutamente non gradiva gli abbracci. Ero sconfortato, eravamo due cuccioli e non c’era modo di avere un rapporto fino al giorno in cui mio padre mi diede in mano un piccolo Scorzone, Ciccio era nei paraggi e appena vide che tenevo in mano quel tartufo mi si avvicino e cominciò a guaire, lo voleva. Mio padre vista la scena mi disse di nasconderlo per vedere cosa avrebbe fatto, il piccolo Ciccio corse direttamente sul tartufo e me lo riportò, mio padre mi porse il formaggio e io lo premiai, da lì cominciò il nostro addestramento. Dico nostro perchè io sono diventato un tartufaio insieme a lui.
Era un fenomeno! Quando gli si dava il comando partiva a razzo, una volta quando aveva un anno addirittura sparì. Non sapevamo cosa pensare, dopo 30 minuti lo vedevamo tornare con 4 tartufi in bocca. Il premio fu quadruplo come la felicità più un extra.

Non vi era festa o invito a pranzo che non contemplasse il curiosare per le strade alla ricerca dei boschetti inesplorati, mio padre ne era quasi ossessionato, a volte inchiodava l’auto per controllare meglio. Ma d’altronde la vita del tartufaio è questa, controllare i boschi, vedere se ci sono le piante giuste, se la stagione è in anticipo o in ritardo, se ha piovuto , se la luna è favorevole, se sono cominciate a cadere le foglie per dare il via alla ricerca… e si arriva al punto di sostituire i nomi delle stagioni con quella dei tartufi.

Il mondo dei tartufai è un mondo magico, pazzo,ma che a volte sa essere crudele e inumano, non vado fiero di ciò che molti miei “simili” fanno, macchine distrutte, ruote forate, bocconi avvelenati, minacce e gelosie sono molto spesso i primi biglietti da visita che accompagnano il nostro lavoro, ma credetemi quando vi dico che non è ciò che mio padre mi ha insegnato.

Scritto da:
D. Mastrodonato