Lo strano baratto di Villamagna: quattro trote per quattro tartufi Marzuoli

Tratto dalla rubrica I RACCONTI DEL TORRENTE Storie vere, leggende, incontri… nei torrenti del Casentino   a cura di Terenzio Biondi

Al bar gli amici non ci credevano; qualcuno addirittura mi guardava come si guarda un matto. Così sono dovuto tornare a casa a prendere la macchina fotografica digitale e i quattro tartufi che la mattina avevo avuto barattandoli con quattro trote.

A questo punto anche i più increduli hanno dovuto accettare il dato di fatto. Più di uno mi ha chiesto un tartufo (“Chissà come sono buoni, Terenzio! Me ne dai uno?”) e il barista mi ha addirittura proposto uno scambio: una bottiglia di pregiato vinsanto contro i quattro tartufi.

Niente da fare: quei quattro “bianchetti di Villamagna” per me hanno un valore incalcolabile; non posso cederli per nessun motivo.

Ma cominciamo dall’inizio. Dopo una mattinata di pesca nel Torrente Tiritesta, arrivato a Pietra mi sono incamminato di buona lena per il sentiero 047 per tornare all’auto parcheggiata a Gregnano. Nello zaino, avvolte in foglie di felci dentro una busta, quattro fantastiche fario del Tiritesta. Arrivato a Villamagna, mi fermo un poco per riprendere fiato, sdraiato nel verde prato davanti alla grande casa abbandonata da decenni.

Che silenzio, che pace! Nel cielo azzurro qualche bianca nuvoletta corre verso il Monte Casella e sotto di me vecchi campi, quasi nascosti da grosse querci e da enormi spinaie, degradano verso il Tiritesta. All’improvviso vedo spuntare da dietro la casa due individui, uno anziano ed uno giovanissimo (saprò poi che sono nonno e nipote), entrambi con in mano un minuscolo “vanghetto”. Un canino li segue e, come mi vede, mi si fa incontro e poi va ad annusare il mio zaino.

“Anche lei – mi fa il signore anziano – sta cercando tartufi?”. “Veramente – rispondo – sono stato a pesca nel torrente qui sotto”. Il canino continua ad annusare il mio zaino.

“Preso niente?” mi domanda il giovane. “Quattro trote, quattro fario del Tiritesta. E voi – chiedo – trovato qualcosa?”. “Quattro tartufi, quattro bianchetti di Villamagna” risponde il giovane, e tira fuori da una tasca, accuratamente avvolti in carta argentata, quattro tartufi.

Vede lì vicino una pietra e ce li dispone sopra. Come d’istinto apro il mio zaino, levo le quattro trote, avvolte in foglie di felci, e le dispongo accanto ai tartufi. Il vecchio si mette ad illustrarmi le caratteristiche del tartufo primaverile della zona, conosciuto come “bianchetto di Villamagna”, prezioso per insaporire risotto e spaghetti, carne e uova…

E io, di rimando, illustro loro le caratteristiche delle trote del Tiritesta, dalla bellissima livrea con punteggiatura rosso fuoco, squisite in umido e soprattutto arrosto. Decidiamo di fare un baratto, di comune accordo.

E ci salutiamo, contenti come ragazzi, dopo aver scattato qualche foto alla merce del nostro baratto esposta sulla pietra. “Con queste foto – mi dice il vecchio ridendo – siamo tranquilli nel caso si incontri qualche guardiapesca, che potrebbe anche pensare si sia andati a pesca di frodo con le mani”.

Ora capite perché proprio non posso regalare questi tartufi neppure agli amici più cari e tanto meno scambiarli con un vinsanto. Sono il ricordo di una giornata bellissima, unica.