Fiera D’Alba «Sì, acquistiamo all’estero perché i tartufai Italiani non fanno fatture»

Fiera D’Alba, «Sì acquistiamo all’estero perché i tartufai Italiani non fanno fatture»

Il 2017 ha rappresentato per i tartufai italiani un’importante punto di svolta per via della nuova legge fiscale sulla commercializzazione del tartufo, questo ha fatto si che l’IVA si abbassasse dal 22% al 10% e di poter intraprendere finalmente quella lunga e tanto discussa strada verso la tranciabilità.

Questo tema è sempre stato al centro delle polemiche, soprattutto durante la fiera del più pregiato dei tartufi, il magnatum pico, che si svolge ad Alba. Infatti un paio di settimane fa si sono riuniti con tanto di cartelli e catene le principali associazioni italiane di tartufai e tartuficoltori che lamentavano come quasi da tradizione che non vi è alcuna certezza che i tartufi provengano da quei territori. Questo più che per tutelare il consumatore, e per far si che anche altre regioni italiane vengano considerate terreni fertili per i tartufi. Fin qui è stato un film già visto ma quello che è andato in scena ieri ha quasi dell’incredibile.

I commercianti di tartufo Albesi hanno comunicato all’ente fiera che non potranno garantire i tartufi da mettere all’asta non solo per via dell’annata magra per il pregiato tuber ma anche e soprattutto perchè i tartufai italiani non firmano le ricevute, al contrario dei colleghi oltre confine: …..

Qui di seguito vi riportiamo i punti più salienti di quanto pubblicato sul quotidiano LA STAMPA:

A oggi, l’unica soluzione percorribile è acquistare prodotto estero da commercianti Croati, Bulgari, Ungheresi, Greci ,Albanesi ,Rumeni e Ucraini che forniscono fatture di vendita”

L’obbiettivo della protesta – è bene specificare – non è l’asta, colpevole solo di essere un grande evento benefico e promozionale in grado di richiamare televisioni e taccuini da mezzo mondo.

La nuova legge impone a chi acquista da tartufai occasionali la ritenuta d’imposta con obbligo di rivalsa e l’obbligo di indicare la regione di provenienza del tartufo, facendo uscire i tartufai da un secolare anonimato

«Ma nessun trifolao è disposto a farlo, – afferma un commerciante – anche perchè trovano facilmente chi è disposto a fare l’acquisto in nero. La nostra protesta nasce proprio dall’impossibilità materiale di garantire al consumatore la tracciabilità del tartufo italiano a causa della totale mancanza delle ricevute di acquisto firmate dai cavatori.»