Tartufi d’Alba fasulli nei negozi – 2/12/1970
Tartufi d’Alba fasulli nei negozi – 2/12/1970
Tartufi D’Alba fasulli – Provengono in prevalenza dalle Marche – Tra le due qualità esiste notevole differenza di prezzo
Alba, mercoledì sera. Il tartufo bianco d’Alba o tuber magnatum, riconosciuto da tutti l buongustai come la varietà più pregiata, è in questi giorni al centro di una vivace polemica. Infatti, secondo voci circolanti nell’Albese, numerosi commercianti del posto si recherebbero a fare approvvigionamenti di tartufi nelle province marchigiane produttrici di altre varietà di tuberi bianchi, molto meno costosi. I commercianti locali, dal canto loro, non smentiscono il fatto, ma sostengono che non commettono nulla di illecito. Il « re dei tartufi di Alba », signor Mario Morra, dichiara: « Nessuno ci vieta di vendere, oltre i tartufi bianchi di Alba, anche i tartufi di altre zone, che possono essere utilizzati soprattutto per la preparazione di paté e pure di tartufi». La gente, ed in particolare i « trifulau », temono tuttavia che molti di questi tartufi importati vengano venduti come nostrani; non solo, ma con tanto di marchio di garanzia del Consorzio di difesa del tartufo bianco d’Alba o del Piemonte. Come sarebbe possibile? Il sistema pare sia abbastanza semplice, in quanto ogni commerciante iscritto al consorzio può ottenere quanti bollini di garanzia vuole, pagandoli 10 lire l’uno. Dipende poi dalla sua onestà applicarli solo ai tartufi nostrani oppure anche a quelli provenienti da zone non qualificate. C’è da precisare, a questo riguardo, che il Consorzio dispone di un’apposita commissione di vigilanza, che si propone appunto, di controllare che i bollini siano applicati solo ai tartufi bianchi d’Alba. E’ certo però che questo compito si presenta piuttosto arduo, in quanto i membri della commissione sono in numero molto ridotto Con o senza bollino di garanzia, pare accertato che la frode, nel campo del tartufo, esista. In molte località sarebbero venduti come autentici prodotti albesi tartufi non di Alba. « Un negozio del centro di Torino — ci dice un membro del Consorzio per la tutela del tartufo bianco d’Alba — nei giorni scorsi aveva esposto con tanto di cartello dei “tartufi bianchi d’Alba” a 3500 lire l’ettogrammo. Come potevano essere di Alba Quei tartufi, quando a quell’epoca ì nostri trifulau li vendevano ai commercianti locali a un prezzo variante fra le 7 mila e le 9 mila lire l’ettogrammo? ». Si sa che nella sola Milano vengono venduti in media ogni giorno nell’apposito mercato da 70 a 80 chilogrammi di tartufi bianchi d’Alba e del Piemonte, mentre nella zona piemontese, produttrice di tartufi, la media giornaliera di tuberi raccolti è appena di 30-40 chilogrammi. Il presidente del Consorzio di tutela del tartufo d’Alba, l’assessore comunale Costantino Carniccio, ci ha dichiarato: « Il Consorzio sta interessandosi del problema ed ha preso provvedimenti per intensificare i controlli. Naturalmente però, in definitiva, sarà sempre una questione di onestà e dì serietà dei commercianti ». L’assessore Carniccio sottolinea: « Anche i consumatori però non dovrebbero lasciarsi ingannare, distinguendo le varie qualità di tartufi, che hanno caratteristiche ben diverse». Il tartufo bianco d’Alba ha la pelle molto consistente ed è di colore bruno chiaro verdolino. Al tatto è sodo e ha un profumo delicatissimo e molto intenso. Essendo un prodotto collinare si conserva fresco per alcune settimane. Il tartufo bianco marchigiano, invece, ha la pelle molto delicata e se strofinata energicamente si rompe.