Il commerciante di tartufi (Prima Parte) – racconto

Il commerciante di tartufi (Prima Parte) – racconto

Il commerciante di tartufi – «Frà, dammene un’altro.»

«Questo è l’ultimo poi vai a casa!»

«Non prendo ordini da un traditore! Versa e taci!»

Lo sguardo del barista si abbassò lentamente, si sentiva in colpa ma gli affari sono affari. Non ebbe finito di colmare il fine cristallo col nettare del vigneto che si ergeva accanto al ristorante che il fratello l’ho afferrò e lo bevve tutto d’un fiato.

«Non è colpa mia se quel ragazzo me lo ha venduto a meno. Cosa ti succede Carlo?»

«Niente, solita vita,»  Gli occhi dell’uomo si spensero nel proseguire ed un nodo gli si formò in gola incapace di controllarsi: «Oggi come ieri mi sono sentito dire che con tutti i soldi che mi sto facendo dovrei paragonarmi ad un politico… Come mi guarderebbero se scoprissero che posseggo meno di loro?»

Il fratello lo osservava perplesso, doveva aver dato lui troppo vino per provocare una simile reazione.

«Carlo, non l’ho fatto per dispiacerti, ma con i tempi che corrono ogni soldo risparmiato è un soldo guadagnato. Se solo abbassassi un poi i tuoi prezzi…»

«I MIEI PREZZI?! Ma sai cosa mi stai chiedendo? Tu dici che è caro, i tartufai che è poco ed il fisco che devo pagare per loro e per me e non posso nemmeno comportarmi come tutti i commercianti normali! Che devo fare? Chiudere?» Sospirò in preda allo sconforto: «Ho pensato di chiudere ma i tartufi sono tutto quello che conosco…»

«Carlo, potresti guadagnare di più se ti facessi un altro cane…

«No!» Gli occhi di Carlo gli si iniettarono di sangue: «Lei era la mia unica cagna! Io non ne avrò altri!»

bicchiereIl fratello inibito e scosso balbettò:

«Ok, come vuoi tu ma ora calmati!»

Una voce proveniente dalla sala accanto attirò la loro attenzione:

«Questa cosa è inaccettabile! Esigo di parlare con il proprietario!»

Irruppe nella piccola saletta un uomo grosso e vestito di tutto punto e cominciò ad urlare:

«Ora voglio sapere da lei perchè dovrei pagare un occhio della testa per un tartufo che non vale assolutamente nulla! Mi avete preso per un allocco come tanti?! Guardate voi stessi!»

Mentre parlava la loro attenzione cadde su un tartufino piccolo e acerbo che si trovava al centro di un piatto, la gleba era del tutto bianca non è ammissibile che uno scorzone abbia quella tonalità.

«La prego di scusarmi signore, mi scusi questa piccola…»

«Piccola? Come può chiamarla piccola?! Io sono venuto a mangiare qui per la vostra fama ed è questo quello che ricevo un tartufo immaturo e delle patetiche scuse?!»

«Signore, scusi se mi intrometto,» Mentre fissava negli occhi quel cliente scontento Carlo estrasse dalla tasca un tuber di almeno 100 grammi che profumava tanto che poteva attirare cinghiali da chilometri di distanza. «questo lo offre la casa, le chiedo di scusare la poca attenzione che le abbiamo dimostrato, non era nostra intenzione.»

 L’omone l’osservò stupefatto, la sua attenzione era tutta rivolta al tesoro che reggeva nelle mani. Si lasciò attrarre dal profumo acuto e sorrise come un bambino a natale.

“La ringrazio molto signore, lei si che ha buon gusto! Accetto con piacere!» Tornò sui suoi passi è tornò a sedersi al suo tavolo.

«Grazie Carlo, non sapevo che fare.»

«Lo so, che ti sia di lezione, la qualità al suo prezzo» Bevve ancora: «anche se ora alla qualità non ci pensa più nessuno, roba buona e merda venduta insieme allo stesso prezzo. Poi ci lamentiamo!»

 La porta d’ingresso si aprì e un giovane che non aveva ancora 25 anni si avvicinò al bancone:

«Mi scusi, volevo chiederle se fosse interessato a dei tartufi»spezzati

«No ragazzo, per oggi ne ho avuto abbastanza.»

Il giovane si accinse a ripercorrere i suoi passi quando si sentì chiamare.

«Fermo!»

Si voltò di scatto e osservò negli occhi Carlo che un po’ barcollante gli chiese:

«Fa vedere il tuo bottino, è da tanto che cavi?»

Il ragazzo prese la sacca e la vuotò, ne uscirono dei tartufi piccoli e rotti.

«Quanto vorresti per tutto?»

Il ragazzo rimase perplesso.
“50 € per tutto.”

Carlo scoppiò a ridere, “Buona fortuna ragazzo!”

Il Giovane non si capacitava, suo cugino gli aveva detto che con quel bottino poteva ricavare minimo 50€ come mai reagivano così?

Non sapeva il valore della sua merce ma i tartufi sono tartufi, pensava che un tartufo rotto valesse quanto uno integro. Era estremamente amareggiato e umiliato uscì dal ristorante, udendo un sottofondo le risa di Carlo.

“Come potevano pensare che li avrebbe dati a di meno!? Vendo tartufi mica patate!” pensava in mente sua inoltrandosi in una stradina isolata in direzione della casa del nonno.

Varcando la porta il suo fido Gustaf gli corse in contro scodinzolando ma lui non aveva alcuna voglia di giocare, varcò la soglia lanciandogli un pezzo di pane che conservava apposta per lui nella tasca del pantalone e varcò la pesante porta di legno massiccio che aveva difronte.

“Nonno sono a casa!”

Un uomo alto sulla settantina si affacciò dalla cucina. I suoi occhi grigi captarono subito il malumore del nipote.

“Piero come mai sei arrivato così tardi?”

“Ho provato a vendere questi al ristorante,” Abbassò lo sguardo e le sue guance divennero rosse come delle mele “Dopo che ho detto il prezzo sono scoppiati a ridere! Ma cosa pensano che sono? Patate!”

Il nonno si avvicinò:

“Fammi vedere.”

Il ragazzo versò i contenuto della borsa sopra il tavolo ed il nonno osservava ogni pezzo molto attentamente. Scosse la testa e disse:

“Pietro, non so quanto tu abbia detto ma questi tartufi sono buoni per le salse ed alcuni solo per l’addestramento. Sono troppo piccoli e rotti per il ristorante. Oh hai miei tempi! Era tutto diverso sai? A tartufi non ci andava quasi nessuno, le tartufaie erano d’avvero Segrete, mica come adesso che di segreto non c’è più nulla. Ora sono tutti esperti, sanno quali terreni cercare, quali alberi trovare, come addestrare al meglio il proprio cane ed alla fine è questo che succede! Tanti tartufo = Poco prezzo. Poi ricorda una cosa, ANCHE UN TARTUFAIO DEV’ESSERE UN BUON COMMERCIANTE !”

 

FINE 

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