L’asparago selvatico – Pianta comare dello scorzone e del bianchetto?

L’asparago selvatico – Pianta comare dello scorzone e del bianchetto?

L’asparago selvatico (Asparagus acutifolius) è una pianta  reperibile in tutto il bacino del Mediterraneo. I nomi comuni “asparago spinoso” e “asparago pungente” derivano dalle caratteristiche spine.

Spesso nelle  zone tartufigene sono presenti gli asparagi selvatici, ciò che ho notato in questi anni è che in zone boschive ove vene sono elevate concentrazioni è possibile cavare sia lo scorzone che il bianchetto, a seconda degli alberi simbionti locati nella zona, questo mi ha portato a documentarmi sulle “abitudini” dell’asparago selvatico, per capire se è frutto di un caso o se vi sia una correlazione.

E’ per questo ho comparato gli habitat degli asparagi con i tartufi in questione:

  • L’asparago selvatico cresce in tutta Italia, dal livello del mare sino ai mille metri di altitudine, tranne dove gli inverni sono troppo rigidi. Predilige le zone ombrose di boschi radi e di frutteti ed oliveti, ma sopporta anche il pieno sole. È una pianta che si adatta a diversi tipi di terreno, sia acidi che alcalini, tranne a quelli eccessivamente umidi e dove ristagna l’acqua. L’asparago selvatico cresce egregiamente anche in terreni marginali (dove poche altre specie possono dare un raccolto), sassosi, incluse le scarpate, poco indicate per altre colture. Esige un buon livello di sostanza organica, soprattutto in presenza di terreni argillosi, che tendono a «spaccarsi» d’estate con la siccità, danneggiando le radici delle piante.
  • I suoli a tartufo nero estivo presentano in genere dei profili di tipo rendzina e di tipo suolo bruno calcareo, anche se questo tartufo non teme i suoli molto superficiali, quasi bruti, su roccia madre di calcare duro; la loro tessitura è molto variabile secondo gli ambienti, ma il più sovente si presenta equilibrata. Il Tuber aestivum può svilupparsi in mezzo alle pietre, fra gli interstizi della roccia o nelle conche, ove si è anche accumulato molto humus proveniente dalla decomposizione delle foglie. Questo tartufo predilige particolarmente terreni calco-magnesiaci, filtranti, ricchi in costituenti fini e grossolani, con struttura aerata e grumosa, e sopporta meglio che il Tuber melanosporum suoli molto più pesanti e tenaci; il tartufo nero d’estate può fruttificare in terreni ricchi d’argilla a condizione che, oltre alla presenza di calcare, la parte superficiale ove si trovano i carpofori sia molto aerata; esso rifugge dai terreni fradici preferendo quelli in cui l’umidità non sia prolungata e che si riasciughino prontamente. L’aspetto chimico di questi suoli rivela che Tuber aestivum si sviluppa a livelli di sostanza organica molto variabili, tuttavia rispetto al nero pregiato ne sopporta contenuti più elevati, infatti è capace di svilupparsi nella lettiera ammucchiata fra le pietre. La quantità di ioni scambiabili presente nei suoli dove fruttifica lo scorzone può essere variabile, anche se esso si sviluppa generalmente su suoli ben provvisti di potassio ma molto poveri di fosforo e sufficientemente ricchi di calcio.
  • Tuber Borchii: In suoli calcarei, argillosi (collinari), ma anche sabbiosi (pinete costiere) e in humus non moto acido; in boschi di latifoglie o di conifere o misti, a poca profondità nel suolo; dal livello del mare ai 1000 m di altitudine. Solitario e gregario.

Non essendo un agronomo questi risultati non possono portarmi ad una affermazione positiva o negativa al quesito, spero per tanto che utenti più ferrati sull’argomento mi possano aiutare a svelare l’arcano.