I Tartufai Abruzzesi di un tempo

I Tartufai Abruzzesi di un tempo

Tartufai Abruzzesi – La figura del raccoglitore di tartufi o “tartufaio” a lungo si è identificata con quella di un fruitore specializzato di risorse naturali, ovvero un contadino di area montana che integrava il magro reddito con la raccolta dei prodotti spontanei della natura (CAPPELLO, 1825).

Le più antiche testimonianze su questa attività di raccolta praticata con l’ausilio di maiali nelle aree dell’Appennino centrale e nell’antico Abruzzo Ulteriore II, risalgono alle testimonianze di ALFONSO CICCARELLO DA BEVAGNA (1564) ed a quelle successive di VICENTINI (1833).

Almeno negli Abruzzi, l’uso del maiale è rimasto sino al secondo dopo guerra. L’ultimo cercatore che, a dispetto delle nuove leggi in materia che erano intervenute, è stato un signore di Civitella del Tronto, molto anziano, che ha continuato ad usare un maiale nero fino alla fine dei suoi giorni a metà degli anni ’90. Ugualmente diffusa è stata anche la zappatura nei pianelli, magari guidata dai rigonfiamenti del suolo o dalla presenza di una mosca . Sino a qualche decennio fa l’attività era presente fondamentalmente nell’Abruzzo aquilano, tanto è vero che nell’Abruzzo teramano i tartufi neri che venivano casualmente raccolti dagli agricoltori venivano distrutti per bonificare i campi, in quanto ritenuti patate malate,“patate bastarde” (PACIONI, 2007 ).

Dalla esperienza del primo autore si può sostenere che in quegli anni i raccoglitori erano pochi, concentrati nell’Aquilano e nella Marsica (PACIONI & ZACCAGNO, 1976), e tutti svolgevano questa attività a scopi economici, in maniera più o meno prevalente. Nel corso dell’ultimo trentennio, in conseguenza della evoluzione della società, la figura del raccoglitore di tartufi ha subito un drastico cambiamento passando da una attività di integrazione più o meno rilevante del reddito delle popolazioni delle aree marginali interne ad un fenomeno che ha visto il coinvolgimento di un più vasto universo che va dagli ex cacciatori, ravveduti o stanchi delle continue limitazioni nell’esercizio venatorio, amanti dell’esercizio fisico nella natura, curiosi, pensionati in cerca di una attività per il tempo libero o cittadini in cerca di ipotetici guadagni extra. L’inizio di questo cambiamento è riconducibile alla ufficializzazione della attività avviata con la emanazione della Legge “Disciplina della raccolta e del commercio dei tartufi freschi o conservati destinati al consumo”, che ha portato alla attenzione pubblica la esistenza e la possibilità di potersi inserire in una attività, sino ad allora segregata in ristretti ambiti territoriali.

Nel 2008 una ricerca ha calcolato il numero di tartufai e la loro distribuzione nelle quattro province della regione:

Provincia Tartufai Popolazione
PE 338 292.355
AQ 2.639 289.853
CH 791 379.471
TE 1.652 282.547
Totale: 5.420 1.244.226

La prime donne si registrano nel 1991 ma fino al 2008 il numero era molto irrisorio:

 21
 18
 16
 15
 13
 11
 10
 9
4
 2
 1  1
’90 ’91 ’92 ’93 ’94 ’95 ’96 ’97 ’98 ’99 ’00 ’01 ’02 ’03 ’04 ’05 ’06 ’07 ’08

Fonte:

Pacioni G., Lamolinara M., Ranieri L. & Marone E., 2008

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