Guerra dei trifolao ad Alba – 1993

Guerra dei trifolao ad Alba – 1993

Guerra dei trifolao – Domenica al mercato i cercatori hanno esposto cartelli al posto dei tartufi «Guerra» dei trifolao ad Alba Contestano le nonne fiscali che giudicano incomplete e inapplicabili. Chiedono regole semplici: «Vanno considerati prodotti della terra». L’Iva dovrebbe scendere al 4 per cento Alba- tartufo della paco e guerra dei trifolao. Dopo l’inaugurazione (sabato scorso) della 63esima Fiera nazionale con la consegna della trifola della pace a Israele e all’Olp. La prima domenica di rassegna ha visto scendere in campo i cercatori: protestano per le norme fiscali che sarebbero incomplete e inapplicabili. I numerosi visitatori del padiglione della Maddalena, domenica, alla mostra-concorso, anziché i profumati funghi, hanno trovato cartelli di protesta: «Non possiamo continuare senza sapere come comportarci nella vendita di un prodotto che ha creato prestigio in tutto il mondo». «Siamo stanchi di essere trattati da spacciatori, mentre vendiamo frutti della nostra terra. Chiediamo delle risposte chiare». Ma cosa vogliono esattamente i tartufai? Agostino Aprile, presidente dell’Associazione trifolao dell’Albese: «Prima di tutto delle regole semplici da applicare. In particolare, che il tartufo sia considerato prodotto agricolo: in tal caso gli agricoltori e i proprietari dei fondi potrebbero venderlo come tutti gli altri frutti della terra. Occorre prevedere una normativa, non troppo complessa, anche per gli altri cercatori – operai, pensionati, quanti svolgono l’attività per hobby e che non sono agricoltori». C’è chi sostiene che i trifolao non vogliono pagare le tasse. Risponde il presidente Aprile: «I tartufai non vogliono sottrarsi al pagamento dei tributi, purché equi. L’attuale caos normativo rende tutto più difficile e favorisce il mercato nero che sfugge ad ogni controllo e al quale l’associazione si oppone». In merito alla richiesta di inserire il tartufo tra i prodotti agricoli come gli altri funghi alla cui categoria appartiene, c’è già una proposta di legge presentata fin dall’87 (l’Iva scenderebbe dal 19 al 4 per cento). Intanto, si discute su varie possibilità: c’è chi propone che venga data facoltà ai tartufai di pagare una cifra forfettaria annua per poter vendere, senza altre incombenze. Oppure prevedere uno scontrino fiscale per la vendita diretta non soggetto ad Iva, ma ad Irpef e Ilor. Dice il sindaco, Enzo Demaria: «La questione fiscale è un problema complesso che non riguarda solo Alba. Ce lo siamo già posto come associazione nazionale “Città del tartufo”, ma non è facile da risolvere». I trifolao minacciano di continuare con la protesta se non avranno risposte.

Giuseppina Fiori

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