Tartufi in Sicilia tra storia e letteratura

Tartufi in sicilia tra storia e letteratura

Tartufi in sicilia tra storia – La scoperta del tartufo in Sicilia viene attribuita comunemente a Giuseppe Insegna che avrebbe trovato questo tipo particolare di fungo in un vaso nel giardino botanico di Palermo nel 1874. Il realtà il primo ritrovamento del tartufo in Sicilia è documento di almeno una trentina d’anni prima, nel 1845, da parte di due studiosi, Taranto e Gerbino che avrebbero scovato i tartufi nella zona del bosco di San Pietro, fra Niscemi e Caltagirone. Queste, le notizie scientifiche e documentate riguardanti il ritrovamento. Ma esistono anche diverse notizie “letterarie” di scrittori che ne hanno parlato, incidentalmente, nelle loro opere. Ne parlava, ad esempio, Giuseppe Tomasi di Lampedusa, nel suo Gattopardo: il principe Salina, infatti, amava un piatto che chiama “Timballo e tartufo” che l’autore così magistralmente descrive:

 “L’oro brunito dell’involucro, la fraganza di zucchero e di cannella che ne emanava, non era che il preludio della sensazione di delizia che si sprigionava dall’interno quando il coltello squarciava la crosta: ne erompeva dapprima un fumo carico di aromi e si scorgevano poi i fegatini di pollo, le ovette dure, le sfilettature di prosciutto, di pollo e di tartufi nella massa untuosa, caldissima dei maccheroni corti, cui l’estratto di carne conferiva un prezioso color camoscio.”

Questa antica ricetta siciliana è del 1860 ed è quella che più si avvicina alla descrizione fatta dal Tomasi di Lampedusa.

Ingredienti per 6 persone

  • 400 ml sugo di carne, va bene l’estratto,
  • 1/2 pollo lessato, 100 g funghi freschi o surgelati,
  • 100 g fegatini di pollo,
  • 200 g prosciutto cotto, tagliato a striscioline,
  • 100 g di salsiccia,
  • 120 g pisellini mignon, lessati al dente burro,
  • 500 g maccheroni,
  • parmigiano grattugiato,
  • 3 uova sode a fette,
    sale e pepe,
  • un tartufo nero.
    Per la pasta frolla
  • 400 g di farina,
  • 200 g di zucchero,
  • 200 g di burro a temperatura ambiente,
  • sale e cannella un pizzico,
  • 4 tuorli d’uovo.
    Per la crema pasticcera
  • 3 cucchiai di zucchero,
  • 3 tuorli d’uovo,
  • 2 cucchiai di farina,
  • sale e cannella un pizzico,
  • 1/2 litro di latte.

Preparazione
Fare la pasta frolla impastando velocemente con le mani tutti gli ingredienti in modo da ottenere un composto omogeneo e lasciatela riposare un’ ora coperta con un panno in frigorifero. Procedete poi a preparare la crema pasticcera che coprirete con la pellicola trasparente fino al momento dell’uso. Preparate poi delle polpettine, grandi come nocciole, con 200 g di carne tritata di pollo lesso mescolata a 1 uovo, 100 g di prosciutto cotto, 2 cucchiai di parmigiano, prezzemolo tritato e un pizzico di sale. Friggetele in abbondante olio e tenetele da parte. Fate insaporire in un po’di burro il pollo ed il prosciutto rimasti, tagliati a striscioline; aggiungete i fegatini, le salsicce, i funghi, le polpettine, i pisellini e cuoceteli per qualche minuto. Trasferiteli poi in una casseruola con qualche cucchiaiata di succo di carne e fate cuocere ancora per qualche minuto in modo che i sapori si mescolino bene. Lessate nel frattempo i maccheroni molto al dente, scolateli e conditeli con il sugo di carne, il burro, abbondante parmigiano e fateli raffreddare. Imburrate una tortiera ad anello di 30 cm di diametro e ricoprite il fondo ed i bordi con un terzo della pasta frolla che avrete steso sottile, circa 1/2 cm. E’ importante che la pasta sporga un po’dai bordi in modo che con facilità possiate chiudere il timballo con l’altro disco di pasta. Disponeteci sopra metà dei maccheroni, distribuiteci sopra la finanziera di carne, le uova, spolverizzate con il parmigiano e il tartufo nero a lamelle, infine coprite con il resto dei maccheroni a cui darete una forma leggermente a cupola sulla quale verserete la crema pasticcera che farete penetrare bene. Ricoprite il timballo con la pasta frolla avanzata premendo bene i suoi bordi per farla aderire alla prima. Spennellate la sua superficie con dell’uovo sbattuto e fate cuocere per circa 45 minuti nel forno a 180 gradi. Prima di togliere l’anello, lasciatelo riposare per 5 minuti e servitelo subito.

Anche Carlo Cracco ne ha parlato in un episodio di MasterChef insieme a Bruno Barbieri e Antonino Cannavacciuolo.

Interessante anche il fatto che ne parli uno scrittore “chiaramontanissimo” come Serafino Amabile Guastella in uno scioglilingua che così recita:

“Don Cristofulu ccu i trufuli e i scrufuli, scrifuliannusi e trufuliannusi cristufulia”, brano tratto da “Le domande carnascialesche e gli scioglilingua del circondario di Modica 1888”.

“Trufuli”, infatti, è il nome dialettale dei tartufi.

Fonti: RagusaNews – TaccuiniStorici