La Lagottina e il capo branco

La Lagottina e il capo branco

La Lagottina e il capo branco- La commovente lettera di addio che un tartufaio dedica alla sua fedele cagnolina

Ciao Giuseppe, con le gambe tremolanti mi sono avvicinata a te con le uniche cose che mi erano rimaste, il fiuto del mio naso e un cuore che stava per cedere, oramai non ci vedevo più. Ti sentivo piangere mentre mi coccolavi e mi dicevi: perdonami. Perdonami per non essere riuscito a capire che eri ammalata… Perdonami, perdonami, perdonami … Ti sentivo lontano ma eri lì vicino a me e mi accarezzavi come hai sempre fatto. In questi anni ci siamo divertiti anche con quelli che per invidia ci imbrogliavano nelle gare di cerca al tartufo. Ho ascoltato i tuoi insegnamenti, i tuoi consigli e le astuzie che dovevamo mettere in pratica con i professori di turno. Quanti km abbiamo percorso insieme calpestando orme di animali invisibili, nascondendoci al minimo rumore, mi hai insegnato a non abbaiare per non farci trovare, nascondendoci a qualche metro di distanza dietro una pianta, dietro un cespuglio, lanciando qualche fettina di tartufo per distrarre il cane del tartufaio avversario, che ridere!
Cosa avrei dovuto perdonarti? Tu hai fatto tutto il possibile e devo ringraziarti per quello che mi hai dato. Soprattutto grazie per non avermi fatto soffrire quando oramai ero salita su quel treno per un viaggio di non ritorno. Pensami come ti penserò io, veglierò sulla Rina, la mia allieva, e ti suggerirò posti che non conosci certa che non mi dimenticherai. La tua Rita
Cara Rita, vorrei essere freddo, insensibile, vorrei che ogni cosa mi scivolasse addosso, eppure ho abbracciato te, indimenticabile amica, nel momento del distacco, vorrei riuscire a dire: chi se ne frega, ma invece sono sano di mente, il mio cuore è soffice come la piuma e rovente come un tizzone, ogni parola sussurrata è importante per me, si attacca alla mia epidermide e penetra nel mio corpo diventando un tutt’uno, quando scende la notte è impossibile respingere i pensieri… sono pensieri tristi che riempiono la mia mente mentre dagli occhi sgorgano lacrime…
Grazie Rita, grazie per quello che sei riuscita a donarmi, grazie per aver percorso in silenzio con me centinaia di km, con qualsiasi tempo, sia che ci fosse pioggia, vento, sole o neve tu, immancabile amica, eri al mio fianco.

Ti bastava un mio sguardo, un semplice bisbiglio, il dito indice che ti invitava alla cerca in quel posto o in quell’altro e tu infaticabile amica eseguivi il mio “comando”. Sei stata per molti un esempio da seguire e per pochi l’invidia che noi lasciamo a loro. Ricordi quando ci impegnammo a cercare e mettere a disposizione del “…”, nell’aprile del 2009, kg 3,250 di tartufi per un’eventuale vendita all’asta il cui ricavato sarebbe andato a beneficio dei terremotati dell’Aquila? Ora te lo posso anche dire: non si riuscì a fare nulla. Non ci fu nessuno che offrì 1 euro contro un valore commerciale che sfiorava qualche migliaio di euro, noi però donammo alle persone poco fortunate della nostra provincia il frutto degli Dei. I loro sorrisi ci furono di consolazione con il rammarico di non essere stati capaci di aiutare gli amici abruzzesi, peccato.
Ricordi le feste che ci fecero i villeggianti tedeschi a Tignale quando girammo il primo premio a quella coppia di tedeschi che per due anni ci aveva cercato per consegnarci le tue foto, pure loro si erano innamorati di te. Ti ricordi gli applausi e i complimenti che ti fecero i loro connazionali? Gut, gut… brafo, brafo…
Ora tu non ci sei più, di certo sarai nei boschi meno inquinati a correre, a divertirti, starai pazientemente aspettando il tuo “1trifola”, memorizzerai le poste dei nove tartufi, il prelibato frutto degli Dei, che si possono raccogliere e che porterai ai meno fortunati, come ti ha insegnato Giuseppe. Aspettaci, forse un giorno potremo incontrarci e insieme alla tua allieva Rina potremo raccogliere tanti tartufi per quegli amici che ci hanno riempito di soddisfazioni, ricambiate dalla tua capacità di raccogliere e di donare. Ciao, anzi Arrivederci 1trifola.

di Giuseppe Contu

fonte: www.amicitartufai.it

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