I tartufi senza suolo, Urbani e l’università

I tartufi senza suolo, Urbani e l’università

I tartufi senza suolo, Urbani e l’università – Il mondo va sempre più veloce, quello che oggi è innovativo sarà obsoleto all’alba di domani  e  non ne è esente nemmeno la millenaria agricoltura. 

In Italia 9 persone su 10 distinguono il tartufo solo dicendo bianco e nero e c’è chi tra queste sfumature manda tartufi nello spazio o ancora meglio ( o peggio) studia il modo di coltivare tartufi senza suolo  e quello che potrebbe sembrare l’inizio di una barzelletta in realtà diventa un progetto universitario.

Secondo queste premesse nasce  l’alleanza tra Urbani Tartufi e il mondo universitario. L’azienda umbra, ha infatti deciso di cofinanziare, assieme al Dipartimento per l’innovazione nei sistemi biologici, agroalimentari e forestali dell’Università della Tuscia a Viterbo, una ricerca triennale sui nuovi sistemi di tartuficoltura da reddito in ‘soilless’ (fuori suolo). L’obiettivo è sviluppare protocolli di micorizzazione e coltivazione delle piante tartufigene in un’ottica di economia circolare e di efficienza. Oggetto dell’indagine sarà anche il microbioma (il patrimonio genetico) delle piante per individuare organismi che accelerino e mantengano la simbiosi sia in vivaio che nelle piantagioni da reddito. La ricerca, curata dalla dottoranda Sofia Pagliarini, si concluderà a novembre 2021.

Le colture senza suolo consistono nel coltivare le piante non nel terreno agrario ma attraverso un mezzo artificiale; nate per studi di fisiologia vegetale, sono oggi usate per produrre pomodori, cetrioli, meloni, peperoni, melanzane, lattuga e fragole. La tecnica colturale è semplice ma comporta alcune difficoltà sia economiche che tecniche poiché richiede una maggiore competenza dell’agricoltore. Le componenti di questa tecnica sono tre: il substrato, la soluzione nutritiva e l’impianto di distribuzione. Il substrato di solito è formato da sabbia, ghiaia, scorze di pino, argilla e lana di roccia e può essere artificiale o naturale. Un buon substrato deve essere allo stesso tempo maneggevole e leggero. La soluzione nutritiva è molto importante per questa tecnica poiché richiede la ricerca accurata degli elementi nutritivi da somministrare alle culture. L’impianto di distribuzione è composto da delle grandi vasche impermeabilizzate. Queste sono piene di substrato e attraverso delle tubazioni collegate a una pompa viene somministrata la soluzione nutritiva. 

Quello che sembra l’inizio di una barzelletta potrebbe trasformarsi nella conclusione di un film di fantascienza dove multinazionali cercano di togliere il lavoro agli agricoltori, in quanto, al posto di cercare soluzioni per tutelare le tartufaie naturali stanno cercando di “sostituirle” e quindi potremmo in futuro vedere, come in copertina, un lagotto che cerca tartufi nelle soluzioni nutritive.

Fonti: Wikipedia – iltamtam