Bari: I laziali e i Campani avvelenano e distruggono le nostre tartufaie

BARI – Vere e proprie organizzazioni criminali, che piovono in Puglia dalle regioni dove i controlli sono più stringenti e sono disposte a uccidere pur di guadagnarsi il monopolio del mercato dei tartufi. È quanto accade da qualche tempo nelle aree boschive  della regione dove la riforestazione voluta negli anni ‘70 ha portato con sé anche una proliferazione di tartufo anche di una certa qualità tra specie «Bianchetto» nelle zone riforestate a conifere e «Scorzone» in quelle a latifoglie come le querce. Ad attirare l’attenzione della criminalità il volume d’affari che gira intorno al prezioso fungo.

Quelle che piovono dalla Campania ma ancora di più dal Lazio, dalla zona di Frosinone, sono bande disposte a tutto, anche a eliminare  i cani.  Cani che sono adescati con polpette avvelenate rivestite di maionese o con wurstel ripieni di chiodi provocandone il soffocamento. È già successo più di una volta.

I tartufai del luogo  protestano e chiedono che siano fatti più controlli per evitare a queste orde criminali di compiere tali efferati delitti. Di controlli abbisogna adesso anche il parco nazionale dell’Alta Murgia che da domani comincerà a ricevere le domande per le autorizzazioni previste dalla nuova legge regionale in materia. I controlli sarebbero necessari a difesa della tutela degli ecosistemi messi a repentaglio dalle modalità poco corrette utilizzate per la raccolta effettuata per la maggior parte con le  zappe,

L’ente parco, non essendoci cifre ufficiali alle quali fare riferimento ha deciso, per tutti questi motivi, di contingentare a 70 il numero di autorizzazioni rilasciate. Tanto più occorrerà aumentare il livello dei controlli posto che le «calate dei Lanzichenecchi» dei tartufi farebbero lievitare presumibilmente a 200 o 300 le presenze stagionali.