Tartufo Bianco 2024: E Se invece Fosse la Miglior Stagione di Sempre?
Anche quest’ anno la calura estiva non ha lesinato. Uno sfoggio della sua forza, che da 5 anni a questa parte è divenuta una peculiarità. Tanto da vincere la celeberrima ritrosia nel posticipare i calendari di raccolta da parte di molteplici regioni. La prima, in ordina di tempo, è stata la Toscana. Ed è sempre quest’ ultima che tradendo le aspettative ha iniziato “nottetempo” la cerca del Tuber Magnatum Pico, dando modo di monitorale il polso della situazione: Facendosi beffa di tutte le prospettive, in questa prima settimana il tartufo bianco si è dimostrato abbondante e maturo, ma di piccole pezzature.
Pur rimanendo basito, una mia personalissima osservazione ha scaturito l’interesse nell’approfondire l’argomento di cui vi renderò partecipi a breve , ma non prima di avervi esposto questo piccolo aneddoto: Negli anni appena trascorsi, sempre per i motivi di cui sopra i miei alberi da frutto hanno stentato a fruttificare. In questo periodo invece, per la gioia dei miei occhi il Melograno e il Cachi hanno messo a dura prova le loro ramificazioni da quanto erano cariche. Eppure, questa estate, si è dimostrata particolarmente severa, come, se non più delle altre!?
Ad Onor del vero, volevo tenermi per me le considerazioni di tali ricerche, poi, però, mi sono ricordato del acredine che taluni tartufai hanno verso una qualsivoglia previsione di raccolta: questo, rappresenta un buon motivo per condividerlo.
Un recente studio, pubblicato sul quotidiano “La Repubblica” rivela come le piante abbiano saputo affrontare il problema della siccità e diffondersi sulla terra ferma
Ma procediamo per gradi. Le prime piante della storia sono nate in ambiente acquatico. Erano piccole, somigliavano più che altro a dei muschi e non avevano radici. Anche le prime piante vascolari (cioè quelle dotate di un sistema di vasi per condurre l’acqua, detto xilema) erano alte pochi centimetri e sopravvivevano solo in ambienti molto umidi. Al loro interno, per trasportare acqua e sostanza nutritive, i condotti dello xilema erano organizzati come un fascio di cannucce impacchettate insieme.
Circa 420 milioni di anni fa, però, le piante sono cambiate: rami e radici hanno cominciato a crescere e ad evolvere e, soprattutto, la loro struttura vascolare interna si è complicata molto. Contemporaneamente, poi, durante il periodo Devoniano le piante hanno iniziato a migrare verso l’entroterra, in regioni più aride, dove per sopravvivere era fondamentale proteggersi dall’evaporazione e dalla disidratazione.
Sopravvivere alla siccità
In condizioni di siccità, all’interno dei vasi che trasportano acqua e nutrienti nelle piante possono crearsi delle vere e proprie embolie, cioè delle bolle d’aria (o vapore) che impediscono all’acqua di risalire attraverso le radici. Queste bolle possono diffondersi all’interno del sistema vascolare e ostruire qualunque condotto, fino a portare alla morte dei tessuti e dell’intera pianta.
Nello studio, gli scienziati hanno visto che un sistema semplice di vasi come quello primitivo non è in grado di fermare il propagarsi delle embolie ed è quindi inadatto a sostenere il nutrimento di una pianta in condizioni di scarsità idrica. Questa è stata la sfida più grande che le piante hanno dovuto affrontare per uscire dalla loro nicchia ambientale e diffondersi.
La formazione di reti complesse
Simulando la propagazione delle bolle d’aria all’interno di reti vascolari semplici e complesse, prese da piante moderne e da piante estinte ritrovate nei reperti fossili, gli scienziati hanno notato come le possibilità di sopravvivenza e di nutrimento per le piante dipendessero strettamente da queste. Quando le cannucce che compongono il sistema vascolare di una pianta sono organizzate in schemi più complessi e separati fra loro, infatti, le bolle d’aria hanno meno vicini verso cui diffondersi e la pianta è in grado di isolare i vasi ostruiti e trarre nutrimento dagli altri. Una vera e propria strategia di sopravvivenza. Nel corso della storia piante diverse hanno poi adottato soluzioni diverse, creando la grande varietà nelle forme vascolari che si può osservare ancora oggi. Quelle che non ci sono riuscite, invece, si sono estinte