Sarsina : Bocconi avvelenati il sindaco minaccia di vietare la raccolta dei tartufi

Sarsina : Bocconi avvelenati il sindaco minaccia di vietare la raccolta dei tartufi

Sarsina – Bocconi avvelenati per cani da tartufo nei boschi di Fosso di Casalecchio e Fosso di Pianaccia. Negli ultimi mesi gli episodi, che purtroppo non sono nuovi in quelle zone del territorio sarsinate, si sono intensificati, con tanto di alcuni casi di esemplari uccisi per aver ingerito la classica polpetta avvelenata. Si è trattato di animali di proprietà di alcuni appassionati della ricerca dei tartufi, attività lecita in quelle zone anche se non nei mesi estivi. Le proteste per quanto accaduto sono arrivate fino in municipio, dove il sindaco Luigino Mengaccini ha deciso di adottare immediatamente la “linea dura” minacciando provvedimenti punitivi nel caso il fenomeno si ripeta, così da vietare la ricerca del tartufo in quelle ambite terre proprio adesso che la stagione è alle porte. Il primo cittadino ha infatti firmato un avviso, poi diffuso a tutta la cittadinanza e affisso un po’ ovunque in paese, dove rende noto dei “casi di avvelenamento di cani specializzati alla ricerca del tartufo” e lancia un avvertimento: “nel caso in cui il fenomeno di avvelenamento dovesse perdurare – scrive Mengaccini -, con l’uccisione dolosa di ulteriori animali, si vedrà costretto a vietare le attività che comportano l’utilizzo dei cani sia nella ricerca del tartufo che nelle attività venatorie”. 

Nel frattempo, dopo le segnalazioni arrivate in Comune si muovono anche le forze dell’ordine. La sezione di Sarsina del Corpo Forestale dello Stato è infatti stata immediatamente informata dell’accaduto, e secondo quanto riferiscono dal municipio sono stati intensificati i controlli proprio in quelle aree interessate dai bocconi avvelenati. E nelle stesse zone di Fosso di Casalecchio e Fosso di Pianaccia sono stati affissi i cartelli firmati dal sindaco, dove si paventa la possibilità di adottare un’ordinanza restrittiva. Mengaccini nel provvedimento ricorda anche che chiunque venisse a conoscenza di episodi del genere deve denunciare il fatto a qualsiasi organo di polizia giudiziaria, anche perché – scrive – “l’avvelenamento di un animale è previsto e punito dall’art. 544-bis del codice penale che prevede la pena della reclusione da tre mesi a diciotto mesi”. Su episodi analoghi verificatisi a Monteleone di Roncofreddo, la Procura della Repubblica di Forlì nel febbraio scorso ha aperto un fascicolo dopo l’uccisione di un cane da caccia avvenuta a dicembre, ma che faceva seguito ad altre avvenute negli anni precedenti. Anche in quel caso, è il Corpo Forestale dello Stato a indagare, non senza difficoltà viste le zone impervie e pressoché deserte interessate dalle esche avvelenate. Qualche risultato però gli agenti lo hanno già ottenuto: negli ultimi due anni in provincia sono state denunciate otto persone per aver depositato bocconi avvelenati per cani, e per sei di queste si sono anche aperti i processi penali dopo i rinvii a giudizio.

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