Medioevo : Malattie, ricette e tartufi

Medioevo : Malattie, ricette e tartufi

Medioevo : Vivacissime sono le discussioni tra i medici e naturalisti del Medioevo sulla complessione naturale del tartufo. Alcuni ritengono che sia freddo e secco, come la terra da cui nasce; altri lo considerano caldo e umido, perché fa sciogliere la neve sopra di lui. Galeno non trova nel tartufo alcuna qualità rilevante, tanto che ritiene che possa accompagnarsi a qualsiasi condimento del quale assorbirebbe le qualità. Al massimo gli conferisce un leggero tocco di pinguedine e frigidità. Anche secondo Savonarola il tartufo è freddo e umido (si usa infatti “correggerlo” con il calore del pepe); prova ne sono le patologie che potrebbe determinare (paralisi e apoplessia “Sindrome anatomo-clinica caratteristica dell’emorragia cerebrale che si manifesta con uno stato di coma. Per estensione, a. polmonare, a. placentare ecc“), malattie di natura fredda.

Alla stregua dei funghi è pesante da digerire e crea problemi di diuresi. Le preparazioni in cui il tartufo può risultare meno nocivo sono le seguenti, a detta di Savonarola: si possono sbucciare, affettare, lessare e poi condire con sale e pepe; oppure sempre sbucciati e affettati, si soffriggono in padella con olio, pepe e sale come i funghi, o magari si cuociono nel vino. Preparazioni da sconsigliare sono i tartufi cotti sotto la cenere o lessati nel brodo grasso di carne e poi conditi in insalata.

E’ lecito supporre che le informazioni riportate da Savonarola rispecchino fedelmente la cucina dell’epoca, in assenza di esplicite conferme emergenti dai ricettari, dove non trovano posto, di regola, le preparazioni di credenza; e il tartufo costituisce una tipica portata di credenza, raramente servito crudo, ma sempre a fine pasto, prima delle confetterie, accompagnandolo ad esempio con finocchi freschi o con castagne.

Fonte: www.cucinamedioevale.it