Marzo avvelenato, morti 5 cani da tartufo

Marzo avvelenato

Durante il mese appena trascorso sono stati molteplici i casi di avvelenamento, che hanno visto protagonisti tartufai di varie zone d’Italia. La zona più colpita sembra essere stata la provincia dell’Aquila dove 3 cani hanno perso la vita.
La polizia provinciale lancia l’allarme.

«Un boccone è stato trovato nella zona dietro al cimitero di Paterno», spiega il capitano della polizia provinciale Antonio Febo, «lo abbiamo inviato all’Istituto zooprofilattico per l’esame tossicologico ma l’esperienza ci insegna che si tratta di un boccone avvelenato. Vengono messi ad altezza dei cani, attaccati ai rami», continua, «per questo solo i cacciatori esperti o tartufai saprebbero riconoscerli. Un altro ritrovamento è stato fatto qualche giorno fa, nella zona di San Pelino. Abbiamo già segnalato la notizia di reato alla procura della Repubblica di Avezzano. Si tratta di un reato grave, in quanto gli animali, mangiando questo tipo di boccone morirebbero sicuramente. Invitiamo chiunque passeggi per qualsiasi motivo in queste zone, a prestare la massima attenzione».

Altri due cani da tartufo sono stati avvelenati durante una ricerca in tartufaia privata tra Montafia e Gallareto, frazione di Piovà Massaia.

«La veterinaria sospetta si sia trattato di un boccone avvelenato con l’anticrittogamico che si usa abitualmente nei noccioleti: una morte atroce per il mio cucciolo – denuncia con rabbia Antonio Ghione, proprietario di uno dei due cani uccisi – Non mi importa un accidente del danno economico, ero molto affezionato al mio cane. Chi compie una simile barbarie è un delinquente».

I due cani uccisi, un meticcio bracco-setter e un labrador nero di quattro anni erano stati condotti su terreni di loro proprietà. La dose di veleno era tale per cui è stato sufficiente che sfiorassero col muso il boccone per rimanerne mortalmente intossicati.

«Purtroppo – aggiunge Mara Piazzola, guardia zoofila dell’Oipa di Asti (Organizzazione italiana protezione animali) residente a Montafia e venuta a conoscenza della vicenda – episodi di questo genere sono piuttosto frequenti in queste zone e andrebbero sempre denunciati».

Fonti: IlCentro e LaNuovaProvincia