La concimazione delle Tartufaie coltivate

La concimazione delle Tartufaie coltivate

La concimazione delle Tartufaie coltivate – Le analisi delle ceneri dei tartufi mostrano come queste contengano un’alta percentuale di potassio. Infatti, contengono tre volte più potassio che calcio, il che può sembrare strano per un fungo che si sviluppa solo in terreni calcarei. L’albero fornisce al tartufo, attraverso la fotosintesi, i composti di cui ha bisogno ma non può fornire il potassio indispensabile per la vita delle cellule. È quindi compito del micelio prelevarlo dal suolo circostante e cederne una parte al suo albero simbionte. Il potassio nel terreno. Nella crosta terrestre, il potassio.K non è un elemento raro. Molti minerali come i feldspati e le miche lo contengono però poi allo stato combinato non è accessibile ai vegetali. Piante, funghi e altri microrganismi che lo necessitano, riescono a procurarselo solo in fanna di cationi K+ disciolti nella soluzione del suolo o assorbendolo dalle argille o particelle di composti umici. Anche il materiale organico, vegetale o animale in decomposizione nel suolo è una fonte di potassio facilmente accessibile per il micelio dei funghi.

IL POTASSIO NELLE TARTUFAIE

Nel terreno di una giovane tartufaia recentemente piantata, il potassio è generalmente sufficiente per soddisfare sia le esigenze del fungo che quelle dell’albero. Ma man mano che crescono, entrambi i partner della simbiosi richiedono sempre più potassio. Le riserve di questo elemento nel suolo non si rinnovano con regolarità come avviene per l’azoto grazie ai batteri rizobi, ai temporali e all’inquinamento nitrico antropogenico. Il potassio di origine minerale si riduce progressivamente mentre quello di origine organica, essenzialmente derivato da foglie e residui vegetali poco abbondanti nelle tartufaie, non è sufficiente per compensare quanto viene consumato. La carenza di potassio si instaura gradualmente ed è questo il probabile motivo per cui, dopo 20 anni, la produzione di tartufi va diminuendo fino ad arrestarsi.

COME RIMEDIARE A QUESTA SITUAZIONE

Se questa ipotesi è valida, si dovrebbe poter estendere la vita della tartufaia con apporti di sali di potassio, preferibilmente sotto fanna di solfato perché il tartufo non sembra apprezzare l’anione cloruro. Inoltre si richiede anche di un po’ di zolfo per sintetizzare le molecole aromatiche.
Nessuno sembra aver avuto il coraggio di provare a fornire un po’ di fertilizzante potassico perché si afferma insistentemente che il tartufo non tollera né il letame né i fertilizzanti. Questo esperimento merita di essere eseguito su tartufaie di un decina d’anni prima che la carenza di potassio le renda sterili, occorre tuttavia evitare di farlo in primavera per non incoraggiare la crescita vegetativa del micelio a scapito della sua fruttificazione. Non si riscontrano altre cause possibili della breve vita delle tartufaie. In passato era consuetudine interrare una manciata di foglie morte nelle buche da cui si erano estratti i tartufi, e lo si riteneva un metodo efficace. Inconsapevolmente, reintroducendo così un poco di potassio nel terreno, si ritardava l’insorgere della carenza di questo elemento.

Finte: IlTartufaioItaliano – FederazioneFranceseTartuficoltori