In Cerca di Tartufi Attraverso i Suoni del Bosco

Non è la prima volta che affrontiamo i sensi connessi alla cerca del tartufo o più in generale a quello che vi è inerente, quello che senz’ altro ricordo con maggior affetto è quello legato ai profumi del bosco ed più in particolare a quello che viene definito Petricore, cioè il profumo di pioggia sulla terra asciutta; viene dal greco πέτρᾱ pétrā “macigno, pietra” , e ἰχώρ ichṓr, “icore, linfa (come sangue degli dei)”. particolarmente riscontrabile nelle pasture di Tuber Magnatum Pico. Grazie  specialmente a gli  Streptomyces  che coinvolgono la crescita miceliale e la formazione di spore.

Di fatti i sensi giungono in nostro soccorso sin dalla notte dei tempi appunto per permetterci di sopravvivere in ambienti forestali, a riprova di questo spicca la nostra capacita visiva di saper riconoscere molteplici sfumature di verde rispetto a gli altri colori. Senza divagare ulteriormente, possiamo serenamente affermare, che al contrario di quanto avviene  in un contesto urbano, si sottovaluta la loro importanza, in special modo quello dell’udito. Eppure non ci è particolarmente difficile distinguere il rumore delle sirene, il sopraggiungere di un auto o lo stridere delle ruote di una moto.
Tutto questo in un contesto boschivo può metterci in guardia, sul sopraggiungere di un predatore, come può essere un lupo o dei cinghiali o dello strisciare subdolo di un serpente nelle immediate vicinanze.
Le foglie mosse dal vento, il fruscio di quelle secche a terra, il cigolio dei rami, i versi degli uccelli e degli animali che si muovono nel sottobosco, il ticchettio degli insetti che camminato sui tronchi, il ronzio delle zanzare e il canto dei grilli  o lo scorrere di un ruscello sono la voce del bosco.
Chiunque, a contatto con la natura e con tutti i suoni rilassanti che da essa provengono, si trova a vivere forti emozioni e sensazioni di benessere.
Qualsiasi, suoni (o rumori) della natura riescono  ad avere un effetto rigenerante per la nostra psiche.
Alcuni studi scientifici condotti su persone che durante l’esperimento venivano sottoposte a risonanza magnetica funzionale e a monitoraggio del battito cardiaco, ha dimostrato che i suoni naturali rilassano, ma allo stesso tempo favoriscono anche la concentrazione.