Giuseppe Crestini, il prof dei cani da tartufo

Giuseppe Crestini, il prof dei cani da tartufo

Giuseppe Crestini, il prof dei cani da tartufo – Di allevatori nel mondo del tartufo c’è ne sono molti e spesso si ha l’impressione che ce ne siano troppi, ma questa storia merita di essere raccontata.

Basta uno sguardo e si ha subito l’impressione che giuseppe detto Pino di cerca ne abbia masticata tanta, lui è riuscito la dove molti hanno fallito grazie alla sua passione per i cani e i tartufi, che è eguale solamente al lavoro di selezione che ha coinvolto da prima suo nonno poi suo padre ed in fine lui, che quando iniziò il vanghetto gli strusciava a terra.

Il lavoro è partito dalla selezione dei cani scartati per la caccia e più precisamente Setter, Bracchi e Pointer che, oggi finalmente e senza timore di smentita, hanno ben marcata la cerca dei tartufi e una scarsa attrazione per i selvatici.

Dopo 12 generazioni ho sminuito l’istinto venatorio e ho accentuato molto di più quello della cerca, pur mantenendo una certa morfologia di un cane molto strutturato e potente, non è un cane per chi va a fare le passeggiate.

Giuseppe ricorda con un velo di tristezza quando i cani da tartufo venivano addestrati grazie ai morsi della fame e dice con orgoglio che i suoi cani la fame non sanno nemmeno cosa sia. Inizia ad addestrarli quando hanno 40 giorni e fino ai 5 mesi porta avanti quello che lui definisce un pre- addestramento che comprende tra le altre cose campanacci per mucche e pollai, SI AVETE CAPITO BENE ma procediamo per gradi.

I cuccioli vengono da prima addestrati insieme e poi singolarmente per circa un ora al giorno e tra le varie lezioni c’è anche quella di lavorare a stretto contatto con le galline, in modo tale che in futuro siano in grado di cercare senza farsi distrarre dagli animali che popolano le pasture. Nelle sue zone le tartufaie naturali sono spesso adiacenti a mucche al pascolo  tanto che sovente i suoi cani fuggivano spaventati dal rumore dei campanacci che le mucche portano al collo, fu cosi che gli balenò alla mente di integrare il campanaccio nell’addestramento, in modo tale da eliminare la paura e appunto per questo ha sparso qua e la nella sua classe (recinto) dei campanacci.

Giuseppe ha messo in piedi un vero e proprio programma didattico tanto che il suo amico Augusto Tocci lo definisce il professore dell’università dei cani da tartufo affermazione, questa, che riporterà alla mente dei tartufai più anziani un altra università quella di Roddì fondata nel 1880 e  ufficializzata nel 1935, durante la V Fiera del Tartufo bianco d’Alba, dal Conte Gastone di Mirafiori, figlio della “Bela Rosin”, che rivestiva le funzioni di presidente della Fiera del Tartufo negli anni 1930/1940.

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