Dopo i fatti di Tarquinia, anche le associazioni siciliane finiscono sotto accusa

In Sicilia con il DDG7342 del 11/10/2024 è stato istituito l’Ufficio di Coordinamento Regionale Tartufi Sicilia (Co.Re.Ta.S), composto da 6 operatori in una sede distaccata della Regione.
Le loro funzioni sono  concernenti le norme in materia di raccolta, coltivazione, commercio e tutela del consumo dei tartufi freschi o conservati, tutela degli ecosistemi tartufigeni, assegnata  dal Dipartimento Agricoltura e tra questi, anche istituire l’albo delle tartufaie e il collaudo delle stesse, solo per citarne alcune.
Ma passiamo al dunque,  tralasciando, tra l’altro, l’iter burocratico, in Sicilia per venire in possesso del tesserino che abilita alla raccolta del tartufo,  cosi come definito da molti è un vero e proprio calvario in quanto  prima di svolgere l’esame , l’aspirante tartufaio deve partecipare ad un corso, da cui deve risultare idoneo e solo dopo  partecipare alla stessa.
I su citati sono, o per meglio dire, devono essere organizzati da associazioni di categoria senza scopo di lucro. Ed è proprio qui che viene mossa  la prima contestazione. Perchè  in quanto tali non  si comprende il motivo per il quale ed a che titolo i cavatori devono sborsare una cifra compresa trai i 100 ed i 170 euro. per poi essere , oltre tutto esaminati nuovamente da una commissione esterna che necessita di ulteriori esborsi in denaro.
Lo stesso ” Modus Operandi” è impiegato nei confronti delle aziende agricole che vogliono investire nella tartuficoltura. Di fatti le medesime, di cui sopra,  sono addetti alle verifiche e alle certificazioni delle piante tartufigene per impianti ex novo salvo poi, sempre per legge, affidarsi ad istituti universitari che comprovano che i risultati dichiarati da essi  corrispondono alla realtà.