Cinghiali radioattivi, analisi anche su funghi e tartufi

Cinghiali radioattivi , analisi anche su funghi e tartufi

Cinghiali radioattivi , analisi anche su funghi e tartufi – Analisi anche su lepri, caprioli, funghi, tartufi e mirtilli. Quasi nulli, secondo Godio, i rischi per la salute legati al consumo di funghi e tartufi

Si estendono anche ai cinghiali della provincia di Asti e nelle Langhe i controlli sulla radioattività che hanno portato a scoprire valori anomali sui capi abbattuti in Valsesia. Disposti controlli anche su lepri, caprioli, funghi, tartufi e mirtilli. I risultati sono attesi nei prossimi giorni.

Quando si parla di tartufi si intendono i tartufi dei cervi (Elaphomyces granulatus) che prosperano nei terreni boschivi di tutta Europa: sono parte integrante della dieta dei cinghiali. Non così per l’uomo, al cui palato i tartufi dei cervi non sono graditi. Insomma, niente a che vedere con il tartufo nero o bianco.

E comunque, se la radioattività riguardasse anche il famoso tartufo bianco di Alba, non sarebbe un problema. Come ci spiega Gian Piero Godio, esperto di nucleare e responsabile del settore Energia per Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta, “il limite di baquerel per chilo (unità di misura del cesio 137) non è uguale per tutti i prodotti. Per il cinghiale è 600, per i funghi per esempio è di 1250. Si calcola presumendo un certo consumo: per quanto riguarda i cinghiali viene stabilito in base ad un parametro di un chilo di consumo annuo per abitante. Se si stesse analizzando l’acqua, consumo circa due litri al giorno, il livello di baquerel sopra il quale scatterebbe l’allarme sarebbe invece decisamente più basso”. Questo comporta che, per il tartufo, che non è un prodotto molto consumato, la soglia di pericolosità sia molto più alta, per cui praticamente nulli i rischi per la salute.

Barbara Simonelli

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