Olio Tartufato ma senza Tartufo, 20.000€ di sanzioni

Olio Tartufato ma senza Tartufo, 20.000€ di sanzioni

Olio tartufato ma senza tartufo – Qui di seguito è quanto riportato dal Quotidiano Il Resto Del Carlino, noi aggiungiamo che ad oggi la normativa italiana a riguardo consente alle aziende che vogliono commercializzare Oli al Tartufo a scopo alimentare l’impiego esclusivo di aromi artificiali, non avendo visionato le etichette possiamo solo immaginare che la truffa in questione concerne il solo “fatto” dell’aver omesso che sia un’aroma, altrimenti è un ennesimo caso in cui le forze dell’ordine non hanno compreso al meglio le normative che disciplinano questo settore. Come accaduto qualche tempo fa a della aziende del nord Italia che si sono viste sequestrare quintali di tartufo perchè privi di tranciabilità  quando sappiamo benissimo che ad oggi, malgrado la nuova legge che regola la compravendita dei tartufi, non sia possibile.

Pesaro, olio tartufato senza tartufo. Sequestri e sanzioni per 20mila euro

Questa in sintesi la scoperta fatta dal Nipaaf (Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale Agroalimentare e Forestale) dei carabinieri di Pesaro e Urbino, dopo una serie di accurate indagini tra i prodotti della grande distribuzione in un territorio che del tartufo ha fatto una delle sue eccellenze. In particolae, il Nipaaf ha effettuato sei sequestri di numerose bottiglie pertinenti a 4 marchi, tutti convalidati dalla Procura della Repubblica di Pesaro, elevando sanzioni amministrative per oltre 20mila euro per la violazione del decreto legislativo 109/92, in relazione alle “pratiche leali d’informazione” menzionate nell’articolo 7 del regolamento Ue n. 1169/11.

Che significa? Che i prodotti erano commercializzati con etichette che enfatizzavano, con parole e immagini, la presenza nell’olio tartufato del prezioso fungo ipogeo. In relatà però l’olio era aromatizzato solo con prodotti di sintesi chimica. Si tratta del bis-metiltiometano, un’essenza naturalmente presente nel tartufo, ma ottenuta per sintesi artificiale attraverso un passaggio della lavorazione del petrolio.

Gli investigatori, dunque, hanno accertato la mancanza della necessaria trasparenza al fine di evitare di ingenerare nel consumatore il convincimento di acquistare qualcosa di diverso rispetto a quanto percepito. La condotta dei produttori e dei confezionatori delle etichette, infatti, configura pubblicità ingannevole e integra il reato di frode nell’esercizio del commercio, punito con la reclusione o la multa per chi consegna all’acquirente una cosa per origine, provenienza o qualità diversa da quella pattuita o dichiarata.

Così sono scattati i sequestri delle bottiglie. Ora le ditte interessate, per conto dei responsabili iscritti nel registro degli indagati, stanno già provvedendo a modificare le etichette dei prodotti.

Va detto comunque che i prodotti commercializzati non sono pericolosi per la salute poiché le sostanze aromatizzanti sono sicure e disciplinate a livello comunitario e nazionale e che la grande distribuzione non è coinvolta in alcun modo nella frode.

Finte: IlRestoDelCarlino