Luigi Rondi il re dei tartufai della Valle Brembana

Luigi Rondi il re dei tartufai della Valle Brembana

Luigi Rondi. Novantatrè anni e una vita passata su e giù per i boschi della Valle Brembana alla ricerca di uno dei prodotti gastronomici più pregiati del nostro Paese: il tartufo.  Oggi Luigi Rondi è il tartufaio più anziano di tutta la Bergamasca, pioniere di un hobby che per lui e la sua famiglia è diventato, nel corso degli anni, un mestiere vero e proprio.

Classe 1914, nato e cresciuto a Bracca, in Valle Brembana, Luigi Rondi da queste parti ` ben più  di un anziano in splendida forma: per tutto il paese lui e la sua famiglia sono infatti meglio conosciuti come i «Trifulì», chiamati così per la loro naturale inclinazione a scovare i tanti tartufi che da queste parti crescono in abbondanza, soprattutto il «Tuber aestivum», chiamato anche tartufo d’estate, scorzone o semplicemente «trifola». E di tartufi i Rondi se ne intendono, eccome: la passione per questo prezioso tuber ha portato, infatti, padre e figli a installare nel prato di casa un piccolo ma efficiente impianto di coltivazione di piante da tartufo, con tanto di sistema d’irrigazione. E a vedere con che velocità Birba – uno dei cinque cani di famiglia – riesce a scovare uno dopo l’altro i tartufi nascosti sotto le radici delle oltre 100 piante di carpini e noccioli della serra a cielo aperto, c’è da restare stupiti: in meno di cinque minuti un chilogrammo di trifole per la gioia di tutta la famiglia, grandi e piccini.

«Siamo in piena stagione – sorride Luigi Rondi, con un pezzo di tartufo da 500 grammi  in mano -. Fino a gennaio continueremo con questo ritmo, poi aspetteremo la prossima estate, anche se da queste parti qualche tartufo si trova sempre, persino in inverno». Nonostante l’età, infatti, il capostipite dei «Trifulì» di Bracca non ha perso la sua abitudine, anzi.

«Ogni tanto partiamo ancora insieme alla ricerca di qualche bel pezzo grosso – spiega il figlio Giuseppe, che insieme al fratello Gianluigi si prende cura della tartufaia di famiglia -. Anche se anziano, infatti, papà non ha perso quella passione che gli ha permesso di farsi apprezzare qui in paese e nella zona».

«Sono passati tanti anni ormai – prosegue con tono piû nostalgico -, ma ricordo ancora quando lo sentivo uscire di casa la sera tardi. Diceva che quello era il momento migliore per non farsi seguire e tenersi i posti migliori. Andava sempre da solo, senza nessun altro a parte il suo cane Lilly, che per 25 anni l’ha seguito sui sentieri delle valli. E ogni mattina tornava con il sorriso stampato in viso e le tasche sempre piene di tartufiÈ. Vanghetto e zappetta in mano – i due strumenti indispensabili del tartufaio – il signor «Trifulì» di chilometri ne ha macinati davvero tanti, sempre alla ricerca di questi funghi pregiati. La sua storia inizia molto presto, quando da bambino seguiva il padre per i boschi attorno al paese. Da una valle all’altra della Bergamasca, il piccolo Luigi iniziava così ad apprendere tutti segreti del mestiere, come lui stesso racconta: ÇPartivamo dai boschi attorno al paese e salivamo a Selvino per poi scendere la Valle Seriana fino a Nembro. Capitava anche di scendere fino ai Prati Parini o di salire a Costa Serina. Tutte zone ricche di querce, carpini e noccioli e ovviamente di tartufi nascosti tra le radici«.

Dall’adolescenza alla gioventù : a 25 anni Luigi parte per la guerra e viene spedito in Abissinia. Poi il ritorno a casa: di mestiere boscaiolo, Rondi inizia a costruirsi una famiglia senza per˜ trascurare quella passione che nel giro di pochi anni diventa qualcosa di più di un hobby: a Bracca, infatti, è ormai conosciuto come il più esperto raccoglitore di tartufi, tanto che il suo nome diviene noto anche alle famiglie benestanti della città.

«Ogni fine settimana prendevo il treno e scendevo a Bergamo per vendere i tartufi ai negozianti del centro e in poco tempo la vendita è diventata un secondo lavoro – racconta -. Poi, nel 1989, l’idea di installare una tartufaia nel prato di casa. Grazie a questa coltivazione i tartufi non mancano mai. Inoltre, nella tartufaia posso insegnare ai miei nipotini come scovare i tuber e addestrare i cani».

.(Marco Offredi – L’Eco di Bergamo settembre 2007)