La nutrizione del tartufo e l’importanza dei batteri

La nutrizione del tartufo e l’importanza dei batteri

La nutrizione del tartufo – Il modo di acquisizione del carbonio e dell’azoto degli ascocarpi dei tartufi  durante la fase di sviluppo è poco conosciuto. Fino ad ora, vi era un consenso generale che l’ascocarpo si sviluppasse almeno parzialmente come saprofita e diventasse molto rapidamente indipendente dall’albero ospite. I risultati delle misure della concentrazione allo stato naturale di Carbonio e Azoto, dell’indicatore Anidride Carbonica della parte aerea dell’albero, dell’indicatore della materia organica nel suolo tramite Carbonio e Azoto vanno tutti nella stessa direzione. Mostrano che la quasi totalità del carbonio utilizzato dagli ascocarpi del Tuber melanosporum proviene dall’albero ospite, indipendentemente dallo stadio di sviluppo.

Questo trasferimento viene probabilmente realizzato tramite la fragile rete del micelio che assicura il collegamento tra le micorrize e gli ascocarpi su distanze di vari centimetri. La modalità di nutrizione azotata è molto differente. L’azoto apportato dalla materia organica viene mineralizzato dai batteri, poi assorbito dalle micorrize, probabilmente sotto forma di nitrato.

Mente deve essere trasformato in ammonio nelle micorrize, poi incorporato nelle molecole carbonatiche provenienti dall’albero ospite. L’ipotesi più probabile è che gli acidi amminici così sintetizzati nelle micorrize vengano trasferiti da un lato verso gli ascocarpi e dall’altro verso l’albero ospite. Per garantire un buon sviluppo degli ascocarpi, occorre quindi prestare la massima attenzione alla fotosintesi dell’albero e favorirla con piantagioni a bassa densità. A titolo di promemoria ricordiamo che la fotosintesi dipende strettamente dall’evapotraspirazione. Pertanto varie azioni devono essere messe in atto per migliorare la disponibilità d’acqua nel suolo. Il mantenimento del fragile legame tra micorrize e tartufi  che funziona attivamente fino alla completa maturazione è essenziale. Indipendentemente dalla profondità delle lavorazioni del suolo, appare ragionevole vietarle durante tutto il periodo di sviluppo degli ascocarpi, ovvero da giugno a marzo.

Fonte: IlTartufaioItaliano