Giuseppe Giamesio il tartufaio che amava il bosco

Giuseppe Giamesio tartufaio amante del bosco già famoso dai tempi dei Morra e dei Ponzio.

Carlo Marenda è un giovane, forse il più giovane trifolao di Alba, in provincia di Cuneo. Egli fin da piccolo ha sempre amato le Langhe dove è nato e cresciuto; già da bambino aveva la passione per i tartufi e regolarmente veniva portato dai trifolao amici di famiglia a cercare i tuberi, era affascinato dai boschi e della natura che aveva intorno. Dopo aver studiato perito meccanico, a 20 anni decise che la sua vita sarebbe stata quella del trifolao e non della meccanica nella quale non provava quella passione che invece provava a cercare il famoso fungo e per i cani compagni inseparabili dei quali dice: bisogna dedicare molto tempo.

Come hai conosciuto Giuseppe Giamesio?

“Ero un giovane trifolao all’interno di un mondo principalmente composto da persone di una certa età, Giamesio lo incontrai in un bosco mentre andavo per tartufi nel 2009: io giovane alle prime armi, lui un trifolao di grande esperienza, un personaggio già famoso dai tempi dei Morra e dei Ponzio. L’approccio non fu facile. All’ inizio ci fu molto sospetto. Lui ottantenne che si trovava davanti un giovane con un cane forse avrà pensato che fossi uno dei tanti attratti dal guadagno facile”.

Cosa ti disse?

“Mi fece molte domande, non sapeva chi fossi e naturale che all’inizio ci sia stata molta diffidenza; superata dagli eventi ci incontravamo spesso ed è nata un’ amicizia molto bella. Tante volte cenavamo insieme spesso mi invitava a casa sua. Era meravigliato e contento che io non fossi come tanti altri che non avevano rispetto per il bosco e per la natura circostante. Apprezzava che oltre il lavoro avessi quel riguardo e quella curiosità necessaria per fare questo lavoro. Lui era un vero ecologista, a suo modo rispettava il bosco, mi parlava dei suoi cani come fossero i suoi figli e diceva: il bosco sa donare se si ha rispetto, lo stesso rispetto che gli uomini dovrebbero avere per la terra che dona senza chiedere nulla in cambio. Spesso quando trovava delle bottiglie di plastica o rifiuti abbandonati si arrabbiava, li metteva in una borsa per poi depositarli negli appositi bidoni quando tornava a casa. Questo era Giamesio, un uomo che mi ha insegnato molto della vita e della tecnica di addestramento dei cani, lui era senza dubbio uno dei migliori”.

Ti ha aiutato molto e ti ha formato molto bene, ha riconosciuto in te non soltanto il trifolao, ma una figura di uomo che egli apprezzava?

“Soprattutto mi ha donato la sua fiducia, con lui ho imparato molto. All’inizio mi ha dato anche la possibilità di vendere alcuni dei suoi tartufi. Lui preferiva dedicare più tempo alla ricerca e ai suoi cani, il lato economico era importante ma in secondo piano. E poi non voleva mai discutere sul prezzo: per lui un tartufo trovato doveva avere il suo prezzo e non una contrattazione infinita”.

Mi puoi raccontare un aneddoto un particolare della sua vita?

“Mi ricordo un mattino, era il 12 novembre del 2012 era il giorno del suo 80° compleanno, andando per tartufi aveva perso il suo cane più anziano Mara, mi fece chiamare per aiutarlo a cercare il cane che poi trovammo facilmente scorrazzando per il bosco. Invece un giorno andando per tartufi fui io a chiamarlo intorno alle 9 del mattino perché non ero ancora riuscito estrarre un bell’esemplare di tartufo, mi venne in soccorso e riuscì a cavarlo – era di tre etti – senza rovinarlo. In seguito Giuseppe purtroppo si ammalò, era il freddo inverno del 2014, fu costretto dalla malattia a rimanere a letto per lungo tempo, per uno come lui abituato a non stare mai fermo fu una vera botta alla sua grande voglia di vivere”.

Fu allora che fece quel gesto straordinario di averti lasciato i suoi cani?

“Fui chiamato da lui una settimana prima della sua morte e mi chiese di portare in casa i suoi amati cani: mi disse che voleva che io li salutassi poi in seguito mi confessò che avrebbe avuto piacere che rimanessero con me. Mi pregò di averne cura, che era certo che con me sarebbero stati bene . Mi chiese anche di portare avanti i suoi progetti che erano quelli della tutela e della salvaguardia dei boschi”.

Come risponde quel mondo del tartufo a quella etica?

“Nel mondo del tartufo si parla molto poco di questo problema, spero di poter portare avanti il progetto di Giuseppe. D’altronde lui ha avuto per primo la lungimiranza di un dilemma che oggi si fa attuale e urgente. Speriamo anche di riuscire a produrre un decalogo a suo nome per il rispetto del bosco e della natura circostante se nel tempo vogliamo ancora che la terra ci doni questo suo frutto meraviglioso”.

Scritto da:Bruno Murialdo

Fonte: Cuneocronaca